Ortigara. Il fronte nel cielo. Le operazioni aeree sugli altopiani veneti e trentini nel giugno 1917
- Autore: Basilio Di Martino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Un esperto aeronautico firma un saggio storico che ha per argomento le fasi di una delle battaglie più sanguinose della guerra di trincea nelle Prealpi trentino-venete. Se l’autore di Ortigara. Il fronte nel cielo. Le operazioni aeree sugli altopiani veneti e trentini nel giugno 1917, edito nel 2019 da Itinera Progetti (126 pagine), è il generale Basilio Di Martino, questo deve farci pensare che una parte degli eventi bellici sulla dorsale del Portule sia rimasta finora in ombra.
È la parte relativa alle operazioni aeree sugli altopiani del Veneto e del Trentino nel giugno 1917, ora messa in luce per la casa editrice di Bassano del Grappa, specializzata nella saggistica sulla Grande Guerra, dall’alto ufficiale dell’aviazione militare, laureato in ingegneria e scienze politiche, al comando del Genio aeronautico e della Direzione armamenti e aeronavigabilità. Oltre alla carriera con le stellette e ai gradi a rombo dell’Arma aerea, Di Martino vanta un’appassionata produzione pubblicistica, tecnicamente eccellente, con una ventina di testi di storia militare e tanti articoli sulle riviste di settore più prestigiose.
Conoscendo il valore del generale ispettore-capo e saggista, incuriosisce il particolare di un saggista di storia dell’aviazione militare impegnato questa volta ad approfondire un tema apparentemente lontano dal volo, l’offensiva montana che impegnò in buona parte truppe alpine. Alla battaglia dell’Ortigara chiunque assocerebbe parole come “alpini, muli, scarponi, artiglieria”, fa notare nella prefazione Paolo Pozzato, dall’alto della sua competenza di ricercatore militare e del primo conflitto mondiale. A chi verrebbe in mente di accostare Cima Portule, Quota 2105, Quota 2101, il Vallone dell’Agnella a Francesco Baracca? Eppure l’aviatore del Cavallino, simbolo della nostra guerra aerea 1915-18, è stato a pieno titolo coinvolto in quella pagina sanguinosa: si può dire che Baracca abbia combattuto sull’Ortigara.
Non solo. In quelle giornate di prima estate del 1917, la partecipazione dell’aviazione tricolore e della controparte austriaca è stata intensa. Il contributo dei nostri velivoli superò, anche sotto l’aspetto quantitativo, gli scontri aerei della seconda guerra mondiale, condotti da un’arma aeronautica più evoluta di quanto non fosse quella pionieristica della Grande Guerra. Nel 15-18, però, quella italiana era uno strumento bellico tra i migliori di tutti gli eserciti del mondo, visto che l’aviazione non era ancora un’arma autonoma. Quello ch’è rimasto in sordina è tuttavia il riconoscimento dell’apporto alla battaglia dell’Ortigara. Solo poche pagine nella sconfinata produzione saggistica italiana, ancora meno annotazioni in quella austriaca.
Senza nulla togliere all’“uomo fante”, come Pozzato chiama nobilmente i combattenti dell’ennesima sfida all’ultimo sangue sul fronte italiano, ci fu chi partecipò alle operazioni anche dall’aria. In quella che diventava ogni giorno di più una guerra moderna senza precedenti, la componente aerea svolse un ruolo, come ogni arma e servizio. Si impegnò a dare copertura al campo di battaglia per impedirne il controllo al nemico. Si adoperò a regolare dall’alto il fuoco dell’artiglieria, individuando batterie e postazioni mimetizzate, per dirigervi il tiro di distruzione. Cercò di ostacolare i rifornimenti e i rinforzi.
La nostra aviazione, in particolare, si batté per assicurarsi il dominio dell’aria, suo compito strategico, validamente assolto in quel conflitto. E lo fece mettendo generosamente in gioco velivoli e vite umane.
Pozzato, “vecio Scarpone”, rende onore al sacrificio di quegli aviatori e ringrazia il generale Di Martino per aver portato alla luce questo contributo, con la sua competenza e l’invidiabile capacità espositiva.
In grande sintesi, il generale mette in rilievo innanzitutto il rapido sviluppo dell’aviazione italiana, che a metà del 1917 cresceva costantemente in quantità e qualità, tanto nei mezzi che nella formazione del personale e creazione di nuovi e migliori servizi, reparti, strutture di comando.
Già nella decima battaglia dell’Isonzo sul fronte carsico, il complesso dei miglioramenti tattici e della linea di volo aveva ribadito l’utilità del concorso del mezzo aereo all’azione delle artiglierie e fanterie. Su queste basi venne pianificato un ampio intervento dell’aviazione nella battaglia dell’Ortigara.
La superiorità aerea era decisamente dalla parte italiana e i concetti d’impiego risultavano razionali e sperimentati, tuttavia le condizioni climatiche e ambientali sfavorevoli impedirono alle squadriglie di esercitare un impatto maggiore.
Entrarono in scena anche gli aviatori austriaci, con coraggio e abnegazione non inferiori, ma più che l’azione avversaria fu il maltempo a ostacolare la nostra aviazione. Il nerbo era costituito dalle squadriglie da caccia del X Gruppo di Istrana, che scortavano i ricognitori-osservatori in appoggio all’artiglieria e ingaggiavano gli aerei nemici per allontanarli dal cielo.
In una delle belle foto d’epoca, riprodotte nelle 16 pagine di immagini in bianco e nero al centro del volume, si nota il particolare dei serbatoi di carburante posti direttamente dietro la coppia dei seggiolini dei piloti. Ci voleva coraggio e sprezzo del pericolo per decollare su quei trabiccoli di legno e tela carichi di combustibile. E in nessuno degli scatti che riprendono gli equipaggi è dato vedere un paracadute. Ognuno tragga le dovute considerazioni.
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