Ospiti della nazione
- Autore: Frank ’O Connor
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Belcher, “l’inglese grande e grosso”, e Hawkins il “piccoletto” loquace sono anti-eroi che non dimenticherò. Li ho incontrati tra le pagine di “Ospiti della nazione” e mi sono rimasti dentro, incancellabili. Come, del resto, la dolente parabola dell’intero racconto (parafrasato al cinema da Neil Jordan con La moglie del soldato).
Il racconto capofila della raccolta omonima (Edizioni Paginauno, traduzione e postfazione di Carmine Mezzacappa, limpidissime entrambe): la storia e sparpagliati brothers in arm come sfondo, per dirla come una canzone dei Dire Straits. Sì perché Belcher il taciturno e Hawkins il logorroico, affabili prigionieri degli indipendentisti irlandesi, non sono che espressioni del campionario di umanità dolorosa-irredenta-fuggiasca-impietosa-guerreggiante che frequenta le pagine di Frank ‘O Connor. C’è anche l’ambivalente moglie di Jumbo del racconto che ne assume il titolo, c’è Jumbo stesso che ti sorprendi a piangere dopo averlo detestato, c’è Helen Joyce, l’acerba staffetta di Soireé Chez Une Belle Fille. Ci sono, sui fronti opposti e interscambiabili di bene e male in minore, occupati e occupatori, soldataglia, madri e mogli dei soldati, patrioti, cattolici, britannici, delatori. Un microcosmo sparso al cospetto di reiterati sliding doors che contemplano la vita e la morte, prima ancora che il destino di una nazione. Come scrive Mezzacappa, a p. 103 del volume:
“O’Connor non si è mai curato di praticare sperimentazioni narrative e non si è fatto mai tentare da suggestive invenzioni linguistiche. La sua scrittura è sempre stata coerentemente legata alla narrativa realistica ottocentesca. Tuttavia (…) ricercava instancabilmente le parole e le frasi giuste (…) e possedeva la qualità, che appartiene solo agli scrittori veramente grandi, di far sembrare la sua prosa facile e scritta senza sforzo”.
Ne discendono quattro racconti e un libro teso, corale e introspettivo al contempo, sul quale riflettere e ritornare. Soprattutto le volte che si sente pontificare sulla guerra senza sapere cosa significa davvero la guerra.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ospiti della nazione
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