L’ossessione celeste
- Autore: Saint-John Perse
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Le edizioni Medusa hanno dedicato un elegante volume, curato da Laura Madella, a Saint-John Perse: L’ossessione celeste.
Saint-John Perse (pseudonimo di Alexis Léger; 1887-1975), poeta, scrittore e diplomatico francese, figura intellettuale in Italia colpevolmente trascurata, fu insignito nel 1960 del Premio Nobel per la Letteratura “per l’ambizioso volo e le evocative immagini della sua poesia”. Appartenente a una famiglia aristocratica, proprietaria di piantagioni di caffè e di canna da zucchero in Guadalupa, trascorse con la famiglia un’infanzia paradisiaca nelle Antille francesi fino al 1899, a stretto contatto con il mare, la vegetazione e gli animali, sviluppando una sensibilità particolare per la libertà e gli spazi aperti della natura. Costretto a trasferirsi in Francia in seguito al tracollo economico della famiglia, si sentì sempre e ovunque un esiliato, definendosi “uomo d’Atlantico”. Erudito, elegante, di una raffinatezza inattuale, coltivò molti interessi in ogni campo dello scibile, frequentando i più importanti artisti contemporanei: Odilon Redon, Jacques Rivière, André Gide, Paul Claudel, Paul Valéry. Impegnatosi nella carriera diplomatica, viaggiò a lungo in Europa e in Cina, approfondendo un percorso morale affine alla spiritualità orientale. Oppositore del nazismo, nel 1940 venne rimosso dall’incarico di segretario generale al Ministero degli Esteri e privato della cittadinanza, per cui si trasferì negli Stati Uniti, tornando in Francia solo dopo la liberazione. Della sua vita politicamente tormentata rimane scarsa traccia nella produzione letteraria, orientata invece a un continuo superamento della contingenza verso temi immaginosamente metafisici.
Il libro di cui ci occupiamo raccoglie lettere, memorie, brevi saggi, dissertazioni: tra questi, il discorso tenuto a Stoccolma in occasione del conferimento del Nobel.
Si tratta della sua prosa più conosciuta in assoluto, una vibrante celebrazione della Poesia intesa come “strumento conoscitivo alternativo e complementare alla scienza”, secondo la definizione della prefatrice, ma forse alla scienza addirittura superiore nella capacità di esplorare i misteri insondabili della natura e dell’animo umano. Il poeta è, secondo Perse, “la cattiva coscienza del suo tempo”, voce profetica e visionaria che si eleva aldilà di ogni futile apparenza, e aiuta ad essere consapevoli della propria inviolabile e impenetrabile unicità. “Alla domanda che sempre ritorna: ‘Perché scrivete?’ la risposta del Poeta sarà sempre la più breve: ‘Per vivere meglio’”, affermava nel 1955.
Cinque anni dopo, apriva la celebre allocuzione per il Nobel con queste parole:
“Solo per la poesia ho accettato l’omaggio che le viene reso in questa sede, e che bramo di restituirle”.
Sottolineando lo scarto tra la gratuità dell’arte poetica e “l’attività di una società sottomessa alle servitù materiali”, Saint-John Perse rivendicava alla poesia e alle sue “folgorazioni dell’intuito”, la stessa dignità di ricerca e di immaginazione delle altre scienze. “Figlia della meraviglia”, operando con “pensiero analogico e simbolico”, la poesia è in grado di sondare il mistero dell’essere, e di renderlo percepibile attraverso la grazia del linguaggio:
“È azione, è passione, è potenza, è innovazione quando sposta i confini”.
Tale appassionata considerazione nei riguardi della scrittura si ritrova nelle lettere antologizzate in questo volume, dirette a corrispondenti prestigiosi (Stravinskij, Riviére, Larbaud, Ungaretti, Paulhan…), a cui attribuiva la sua stessa acuta sensibilità e il suo stesso rigore compositivo. E sapeva mettere in luce, con pochi calzanti cenni critici, le principali peculiarità stilistiche degli scrittori presi in esame (Eliot, Gide, Claudel, Tagore, Ocampo, Borges, Cioran, Bousquet, Char), tributando loro un riconoscente omaggio.
Di Dante, con la solennità e l’autorevolezza che era la sua cifra distintiva, scrisse nel 1965 un elogio rimasto celebre:
“Poeta, uomo di assenza e di presenza, uomo di rifiuto e di concorso, poeta, nato per tutti e da tutti nutrito, sempre inalienato, egli è fatto di unità e pluralità… Destino prodigioso, per un poeta creatore del suo linguaggio, essere anche l’unificatore della lingua nazionale, assai prima dell’unità politica che questa annuncia. In Dante, il linguaggio restituito a una comunità viva, diventa la storia vissuta di un intero popolo in cerca della sua verità. Quale poeta, per la sola eminenza della sua poesia, ha mai rappresentato, nella storia di un popolo orgoglioso, un tale elemento di forza collettiva?”
In Saint-John Perse la consapevolezza della missione della scrittura si univa alla coscienza del proprio valore di letterato, autore di un’opera “evoluta al di fuori di uno spazio e di un tempo”, nella stessa misura eterna e universale.
L'ossessione celeste. Lettere, memorie, discorsi
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