Ouessant. L’isola delle donne. Diario di una residenza sull’oceano
- Autore: Annalisa Comes
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
Un viaggio in una provincia dell’anima, un diario insolito, pensieri e considerazioni un po’ alla rinfusa. A spiegarci cosa sia questo libro, è Annalisa Comes, l’autrice stessa di Ouessant. L’isola delle donne. Diario di una residenza sull’oceano, un volume ricchissimo di fotografie a colori e in bianconero, pubblicato da Iacobelli editore (Roma, giugno 2023, collana “Frammenti di memoria”, 130 pagine).
Innanzitutto lei. È nata a Firenze nel 1967 e vive a Roma, dove scrive, insegna e traduce. Dopo la laurea e il dottorato in filologia romanza - con la pubblicazione dell’edizione critica del poeta siciliano Rinaldo d’Aquino - si è specializzata in giornalismo e comunicazione, conseguendo nel 2020 un dottorato in cotutela fra le Università di Verona e di Nancy, con tesi sulla poesia per bambini in Italia dal 1945. Ha pubblicato diverse sillogi poetiche anche in Francia, un saggio e le biografie di Marina Cvetaeva, di Astrid Lindgren. Collabora all’Enciclopedia delle donne, fa parte del collettivo di redazione di Leggendaria e del consiglio direttivo della Società Italiana delle Letterate (SIL). Segue lezioni di ebraico biblico e moderno.
Nel 2014, ha vinto una résidence d’écrivain per la scrittura poetica: quattro mesi nel Sémaphore de Créac’h, sull’ile de Ouessant (Francia). Ed ecco l’isola, la più lontana delle francesi dalla terraferma (circa 13 miglia): 1.550 ettari, con una popolazione di 800 abitanti a 48° di latitudine Nord (Milano è a 45°), 5° di longitudine Ovest. Fa parte del Dipartimento Finistère, nel nordovest estremo (dal latino finis terrae, la fine della terra ed è ultimo frammento di Francia, totalmente circondato da acque fredde, davanti all’Atlantico a perdita d’occhio fino all’America.
In Italia, non ci sono un’area territoriale e una popolazione locale come la Bretagna e i bretoni. Probabilmente nel Bel Paese ci saranno pure luoghi e persone quanto meno simili, ma non è il caso di azzardare paragoni, vista la considerazione poco lusinghiera che si è cristallizzata col tempo intorno alla regione francese.
Si è sempre generalizzato di:
Una terra semi-inospitale, abitata da gente chiusa, a volte un po’ zotica.
Sarà per il paesaggio, tutt’altro che ridente, di rocce e muschi battuti dal vento o per l’espressione severa delle donne, qui riprese nel loro costume tradizionale ampio e nero, un po’ lugubre, appena ravvivato dalla grande cuffia bianca.
Invece non è affatto così, assicura Annalisa Comes. Certo, perfino la promozione pubblicitaria esagera sull’isola esotica, misteriosa, ora romantica ora cupa e leggendaria, finendo per assecondare questi luoghi comuni. A delineare i tratti primitivi e folkloristici hanno contribuito, forse, senza volerlo, i tanti pittori - Gauguin, Monet Picasso e altri - che dagli anni Trenta dell’Ottocento sono venuti in cerca di avventura o di pace, d’ispirazione o di spaesamento, dopo aver letto Chateaubriand, Balzac, Michelet e Flaubert. Invece, nel tempo in cui Annalisa c’è stata, Ouessant è apparsa cangiante, mai univoca, monocorde, “si è frantumata in un prisma di visioni", di paesaggi naturali e culturali.
L’ha scoperta nel 2013, durante un viaggio con la famiglia. Viveva da qualche anno in Francia, a Versailles e il marito francese, per metà bretone, frequentava assiduamente la Bretagna. Non pensava però che l’anno successivo avrebbe vissuto per mesi su Ouessant, alloggiando in un Sémaphore, un faro dismesso, abbarbicato sulle rocce della Pointe de Créac’h.
Aveva presentato la candidatura al soggiorno di scrittura spiegando che avrebbe gradito la destinazione in un’isola “sperduta” dell’Atlantico, per trovare nuovi spazi e tanto tempo per scrivere. Partita da Versailles il 31 luglio 2014 alla volta di Brest, ha raggiunto il giorno dopo il villaggio Le Conquet, per imbarcarsi. Con lei, la madre Yann, che si sarebbe occupata del figlio, del gatto Pastis e di parecchie valigie piene di libri. Il marito Yves è ripartito subito, scuotendo la testa perplesso. Ma l’accoglienza affettuosa e gioiosa della delegazione locale ha confermato che la scelta era giusta.
È tornata a Ouessant nell’estate 2015 e dice d’avere provato varie volte in seguito a scrivere di un’esperienza “incredibile”, da tanti punti di vista, senza però trovare le parole adatte, l’impostazione giusta.
Tutto era fuori norma: l’eccezionalità del luogo, l’entusiasmante parentesi esistenziale di madre, scrittrice e studiosa. Dei mesi di vita al Sémaphore aveva conservato diari e appunti, ma non li aveva più sfogliati, fino a dubitare d’avere vissuto solo un sogno. Ha dovuto attendere otto anni, prima di riuscire a scrivere.
Ha tirato fuori note, depliant, libri illustrati, cartoline. Tutto è riaffiorato nei dettagli, anche se il meglio non è la memoria ritrovata:
“Sono il senso di riconoscenza e le domande sull’unicità di quel soggiorno”.
Perché, isola delle donne? C’è anche quello, tra i vari nomi con cui Ouessant è chiamata in bretone o conosciuta. Dal 1600, con lo sviluppo della Marine Royale, tanti isolani venivano arruolati e trattenuti in servizio per anni. Spesso, non tornavano più. Così sull’isola si è sviluppata una forte società matriarcale: sono le giovani a chiedere la mano dell’uomo e a dare il cognome ai figli. La marina mercantile e la pesca hanno continuato a richiamare marittimi e le donne hanno svolto tutti i mestieri maschili, anche i più duri, sviluppando un carattere forte, indomito e risoluto, che le caratterizza tuttora.
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