Padiglioni lontani
- Autore: M. M. Kaye
- Genere: Romanzi d’amore
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2015
Nella collana degli Intramontabili Edizioni e/o riedita nel 2015 Padiglioni lontani (The Far Pavilions, traduzione di Mariagrazia Bianchi) di Mary Margaret Kaye (1908 – 2004), romanzo capolavoro dell’autrice britannica, caso editoriale senza precedenti pubblicato per la prima volta nel 1978 e in Italia nello stesso anno per Sperling & Kupfer.
“Ashton Hilary Akbar Pelham-Martyn era nato sull’Himalaya in un accampamento vicino a un valico e, avvolto in un sacco di tela, era stato battezzato”.
Il primo vagito del piccolo Ash aveva fatto a gara con il richiamo del leopardo e una ventata di gelida aria di montagna, odorosa di neve e di pini, era stata il suo primo respiro. Sua madre, Isobel Ashton, era considerata per la rigida morale vittoriana di quei tempi una ragazza terribilmente anticonvenzionale. Ventenne, orfana, non sposata, nel 1851, anno dell’Esposizione Universale londinese, Isobel era giunta all’accantonamento di Peshawar, frontiera nordoccidentale dell’India, con l’intenzione di badare alla casa di William, il fratello scapolo, unico parente che le fosse rimasto, da poco nominato capo delle Guide. Un anno dopo la ragazza aveva sposato il professor Hilary Pelham-Martyn, “eccentrico uomo di mezza età”, linguista, etnologo e botanico che aveva portato con sé la giovane sposa in una spedizione che contava due donne, lei e la sua cameriera, per esplorare le pendici e le valli dell’Industan. Il sodale compagno di viaggio di Pelham-Martyn era l’amico sirdar Bahadur Akbar Khan, brizzolato ufficiale di un famoso reggimento di cavalleria. Ferito da un proiettile alle gambe nella battaglia di Mianee, l’uomo si era ritirato nelle terre dei suoi avi per trascorrere il resto dei suoi giorni ai margini del fiume Ravi coltivando campi o leggendo il Corano. Ma dopo aver conosciuto il professore, Akbar Khan aveva deciso di seguirlo nelle sue spedizioni.
“Una tenda è meglio di una casa per chi non ha nessuno”.
I rapporti dettagliati di Pelham-Martyn sull’amministrazione della Compagnia delle Indie rappresentavano una fonte importante di notizie da inoltrare a quei membri del governo di Sua Maestà che supponevano tutto andasse diversamente da quanto volevano far credere le fonti ufficiali. A causa del lavoro del padre, Ash era nato nel deserto, Isobel era stata assistita durante il parto solo da Sita, la moglie del capo dei domestici di Hilary. Non fu colpa sua se Isobel morì, fu il vento a ucciderla, quel gelido vento delle nevi lontane che aveva sollevato la polvere e gli aghi dei pini per trascinarli in un turbine all’interno della tenda insieme ai germi e alla sporcizia di quell’accampamento. Ash era cresciuto bene, accudito dalla sua fedele aya (bambinaia) indù Sita, tra quelle alte montagne, dove aveva mosso i primi passi. Qui il piccolo, bruno, occhi grigi e carnagione ambrata, che aveva ereditato i colori di sua madre, aveva imparato i vari dialetti parlati nell’accampamento poliglotta. Sterminati da un’epidemia di colera sia Hilary sia Akbar Khan, Sita e Ash erano rimasti soli.
“Sei una donna saggia. Bada a lui, Sita. Portalo dalla sua gente. Non abbandonarlo...”.
Ma la donna e il bambino si erano trovati in mezzo alla rivolta dei sepoy del 1857, della popolazione indiana che svolgeva una serie di atti ostili nei confronti di chiunque avesse avuto a che fare con gli odiati inglesi oppressori. Sita da quel momento in poi avrebbe fatto passare Ash come suo figlio, chiamandolo Ashok. In fuga verso le montagne situate a nord dell’India, “travolti dalla bufera come due inermi passerotti in una giornata d’uragano”, Sita e Ashok avrebbero trovato rifugio nel regno di Gulkote, dove Ash avrebbe incontrato l’amore di tutta una vita, la bella Anjuli.
“Ash alzò lo sguardo e vide, nella notte chiara, lo scintillio dei Padiglioni Lontani”.
Mary Margaret Kaye, traendo ispirazione dai racconti del nonno che aveva servito a lungo nel corpo scelto delle Guide, trascorse quindici anni della propria vita nella redazione della storia di un uomo in bilico tra due mondi sullo sfondo di un Paese quanto mai enigmatico, contraddittorio e affascinante. “Una storia d’amore grandiosamente avventurosa” secondo la definizione di Book Review e contemporaneamente affresco di un popolo complesso dalle mille sfaccettature. Quanto mai significativo l’esergo del romanzo dal quale venne tratta nel 1984 una miniserie di successo (protagonisti Ben Cross, Omar Sharif e Amy Irving) e che ha venduto più di quindici milioni di copie in tutto il mondo:
“Non è troppo tardi per andare alla ricerca di un mondo nuovo”. Alfred Tennyson
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