Pagine di gloria
- Autore: Fulvio Candia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
I soldati-ragazzini di Bir el-Gobi meravigliarono il nemico. Erano cresciuti a pane e Patria i giovanissimi di tutta Italia che a migliaia oltre settant’anni fa piantarono tutto e corsero ad arruolarsi volontari in guerra. Oggi non sarebbe pensabile un atteggiamento simile, c’è solo perciò da conoscere la loro storia e prenderne atto. Erano stati educati ogni giorno, nelle scuole del Ventennio, al mito della grandezza dell’Italia e del suo condottiero, Mussolini. E sono diventati i soldati ragazzini del Reggimento Giovani Fascisti, truppe volontarie della GIL, la Gioventù del Littorio. Combattendo nel deserto nordafricano contro le forze del Commonwealth, hanno scritto nel 1941 “Pagine di gloria”, non a caso titolo del volume di Fulvio Candia, pubblicati all’inizio del 2016 dalle Edizioni Greco & Greco di Milano (pp. 178, euro 14,00).
Sono stati chiamati “Quelli di Bir el-Gobi”, un caposaldo all’estremo meridione dello schieramento italotedesco in Libia, piegato dall’avanzata britannica del novembre 1941, ai primi di novembre. Proprio Bir el-Gobi era considerato un punto debole, da sfondare facilmente, per chiudere da Sud le divisioni dell’Asse, in ripiegamento, al comando del gen. Rommel. Gioco facile spazzare via quell’armata di teenager, pensavano gli inglesi. Sarebbero bastate due ore. Invece…
C’è un prima, un durante e un dopo Bir el-Gobi, tutti raccontati da Fulvio Candia.
Il prima è dato dall’affluire in massa di migliaia di ragazzi nelle caserme allestite nella Fiera di Padova. I più anziani non toccavano i vent’anni, tantissimi erano quindicenni o anche meno, respinti dai Distretti Militari perché non ancora in età nemmeno per l’arruolamento volontario. Le Forze Armate italiane li avevano bollati come
“adolescenti imberbi, infatuati di ideologia fascista che credono di andare a giocare alla guerra”.
Ma quei “piccoli” volevano fare la loro parte e nessuno li avrebbe fermati. Si asserragliarono in Fiera per un vero ammutinamento, manifestando perfino contro i loro ufficiali e devastando quanto capitava di mano. Il segretario del Partito Fascista, Ettore Muti, a sua volta volontario a 15 anni nella Grande Guerra, ottenne il Sì del Duce a riconoscere il nuovo reparto.
Sebbene sulle prime anche lui contrario, Mussolini autorizzò l’inquadramento, sia pure al di fuori dell’Esercito e senza stellette e consentì di avviare ufficialmente l’addestramento e la preparazione, che richiesero il loro tempo, ovviamente. Nel 1941 arrivò l’atteso trasferimento nel teatro di azione principale, il deserto libico, ma vennero trattenuti nelle retrovie. Radio Londra, sempre ben informata, non aveva fatto tardare giudizio sommario: “ora gli Italiani mandano al fronte i lattanti”. Del resto, i nostri Comandi non la pensavano diversamente, come si è detto.
Di infantile, peraltro, c’erano certamente gli armamenti, deficitari come quelli del resto delle truppe e assolutamente inadatti anche contro i cari armati avversari più modesti. Si dovette supplire alla mancanza di mezzi con il coraggio. Furono create squadre d’assalto, di cacciatori di carri, ragazzetti che affrontavano i corazzati armati di ordigni artigianali. I tank andavano colpiti praticamente a contatto, mentre venivano avanti sferragliando e poi ci si doveva gettare a terra i fretta, per non essere colpiti dallo scoppio. Sempre a condizione che ci fosse, uno scoppio…
Il durante furono tre giorni di lotta: 30 mezzi distrutti tra carri e autoblinde, molti mezzi danneggiali. Quanto al dopo, gli stessi nemici riconobbero che contro ogni logica, i Mussolini’s Scouts avevano tenuto duro ritardando l’aggiramento e facendolo fallire.
Un terzo di “Pagine di gloria” racconta l’impresa dei volontari adolescenti, due terzi si occupano delle più note pagine scritte dai paracadutisti della Divisione Folgore, imbattuti perfino nella rotta di el Alamein.
Dovettero ripiegare dalle loro posizioni nell’estremo settore meridionale della linea difensiva solo per il cedimento complessivo del fronte italo tedesco, davanti alla poderosa offensiva britannica.
Al km 111 da Alessandria d’Egitto, sul punto di massima avanzata delle nostre truppe, una lapide riporta la frase «Mancò la fortuna non il valore». Tanta enfasi, ma il valore è stato autentico. E’ che oltre alla fortuna mancò tutto, dalle armi, al carburante, all’acqua, ai rifornimenti, ad una ragione vera per morire giovani nella sabbia.
Quanto coraggio sprecato.
Pagine di gloria. I giovani fascisti a Bir el-Gobi e i ragazzi della Folgore
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