Pagine esoteriche
- Autore: Federico Guastella
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Ho piacere di presentarvi il mio libro “Pagine esoteriche” (Gruppo editoriale Bonanno, 2017), la cui prefazione è stata curata da Federico Sinopoli, esperto di esoterismo. Prendendo spunto da un pensiero di Rita Levi Montalcini:
“Non ha importanza che siano religiosi o laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte”.
È in quest’ottica che s’inquadrano gli argomenti che propongo all’attenzione dei lettori e che vanno letti secondo il filo conduttore di una visione metafisica della vita, secondo la tradizione sacra di tutte le culture: dall’Uno alla molteplicità e dall’uomo all’immanifesto. Vi si può ritrovare un percorso esistenziale, una terapia personale di crescita che rende liberi dalle apparenze in analogia col mito della caverna di Platone. È il risveglio interiore, è la domanda sulle origini e sulla destinazione cui vanno convogliate le energie: nella rinascita, che è passaggio da uno stato di essere all’altro in cui ogni conflitto si armonizza come nel Logos di Eraclito o dello Sfero di Empedocle. Il mito si intreccia con la ricerca e le connessioni simbolico-culturali si fanno dense di significato nei capitoli sui “Tarocchi che segue all’indagine sul pensiero dei grandi illuminati” (“Ermete Trimegisto”, “Il viaggio di Dante”, “Su Giordano Bruno”). Il percorso infine è affidato alla fisionomia dell’Albero della vita con una suggestiva lettura della Qabbalà che punta alla descrizione delle sue dieci Sefirot. In proposito. L’opera, che scaturisce dall’amore per la conoscenza, fornisce numerose possibilità di intravedere quali siano gli apporti simbolici utili a intraprendere il viaggio interiore, fornendo numerose e apparentemente diversissime fonti le quali, invece, si mostrano, procedendo nella lettura, sempre più legate da un “fil rouge”. Descrivendo simboli e simbologie – si pensi al piano anagogico attraverso il quale si affronta Dante o alla descrizione degli Arcani dei Tarocchi – propongo delle polisemie, delle “indefinizioni” in luogo di definizioni, che consentano di spingerci oltre. Andare “oltre”: concetto razionalmente assai vago ma che ben può essere compreso ricorrendo – e non a caso – ai versi di un poeta (ciò che di meno razionale può esservi nella scrittura): “sotto l’azzurro fitto / qualche uccello di mare se ne va; / né sosta mai: ché tutte le cose pare sia scritto: / “più in là”. “Più in là”: in tre sillabe la storia dell’uomo. Privati dello strumento lessicale, ben difficilmente potremo fare astrazione e, senza astrazione, sarà pressoché impossibile spingerci “oltre”, anche perché oggi viviamo in un contesto culturale che si riconosce nel circolo vizioso della tecnica e dell’utile. Da qui il senso dell’esoterismo che si annoda a ciò che è immediatamente invisibile, ma sperimentabile internamente. Le mie sono pagine che vorrebbero toccare le corde, nascoste, ma sensibili, del lettore, sollecitandolo a scoprire il segreto che la conoscenza racchiude e conserva.
“Quando c’è una bella notte stellata, il signor Palomar dice: “Devo andare a guardare le stelle”. Dice proprio “Devo”, perché odia gli sprechi e pensa che non sia giusto sprecare tutta quella quantità di stelle che gli viene messa a disposizione”. Come il signor Palomar di Calvino, non intendo sprecare nulla di ciò che è messo a disposizione dell’uomo”.
Il libro, di agilissima e godibile lettura, si muove entro il mito di morte e di rinascita, provoca riflessioni e sollecita all’attenzione il destino dei viventi. Non è un caso che il capitolo introduttivo verta sul “Libro tibetano dei morti”, che punta alla liberazione definitiva dall’ego. La conclusione, al pari del serpente che si riannoda mordendosi la coda, desta pulsioni verso la spiritualità dell’amore intesa come il relazionarsi con gli altri e con l’Assoluto. In merito, mi piace riportare il brano pressoché conclusivo del capitolo intitolato "L’albero e la croce" (pp. 25-38):
"Si potrebbe dire che la croce manifesta la forza cosmica ed esprime il pieno possesso della possibilità della condizione umana: un’espansione, un’apertura, un "fiorire" come è indicato dalla rosa che si dischiude esattamente al centro dell’intersezione dell’asse verticale con quello orizzontale. Pertanto, essa diventa simbolo di completezza e di perfezione".
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