Paranormale. Perché vediamo quello che non c’è di Richard Wiseman

Babbo Natale non esiste e la Fata Turchina nemmeno. Lo sapete da un po’, non è vero? E allora perché diavolo vi ostinate ancora a credere nei tavolini che ballano, ai gatti neri che gufano, a ectoplasmi di cavalieri vestiti da carnevale, e baggianate assortite? Dio non c’è e il soprannaturale meno che mai. Brutto a dirsi ma sarebbe utile, prima o poi, farsene una ragione.

Se mai dovesse un giorno passarvi per la testa che tutto inizia e finisce col/nel nostro cervello (compreso l’abbaglio genetico di ragionare sulla base di rapporti causa/effetto anche in presenza di fenomeni casuali) questo libro di Richard Wiseman (psicologo-indagatore dell’occulto e mago a tempo perso) è il libro che fa per voi. Si intitola, senza mezzi termini, Paranormale. Perché vediamo quello che non c’è (Ponte alle Grazie, 2012) ed è una fonte inesausta di informazioni, svelamenti, esempi pratici, aneddoti storici, su tutto quanto ha fatto (e, purtroppo, temo, sempre farà) materia di occultismo.

Da che uomo di Neanderthal è stato uomo di Neanderthal, ha avuto bisogno di credere all’insolito (per spiegarsi l’apparentemente incomprensibile e compensare la iattura della propria finitudine), ma insistere su questa strada - dopo milioni di anni di processo evolutivo, poi! - è praticare la politica degli struzzi: la testa in fondo alla sabbia rassicurante della magia per non guardare in faccia la realtà; che sarà di gran lunga meno fascinosa di quello ammannitaci da “Voyager” e “Mistero”, ma è la sola certezza che abbiamo.

Nel saggio di Wiseman l’intero armamentario parapsicologico (dalla chiaroveggenza alle esperienze extracorporee, dai fantasmi alle profezie alla lettura del pensiero) trova asilo in un albergo cinque stelle ma al solo scopo di smascherarne trucchi e trucchetti (in buona o mala fede), rifacendosi anche - soprattutto - alle dinamiche organiche e psicologiche sottese (inganno neurale, illusione ottica, suggestione collettiva, visione ipnagogica, etc.).

Un testo sacro del pensiero razionale imprescindibile, a tratti divertente e divertito, redatto con la puntualità dello scienziato e la verve zampillante dell’uomo di spettacolo.