Partigiani australiani nel Biellese
- Autore: Lynette Oates e Ian Sproule
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Tre soldati Anzac, dalla lontanissima Australia al Piemonte: Ian Sproule, volontario in fanteria a 18 anni, il commilitone inseparabile William Powling detto China e Leslie (Les) Parker, un ragazzone di 120 chili ucciso in un’azione partigiana. Una vicenda di prigionia e di fuga raccontata come un romanzo (e in parte lo è stata), con tanta riconoscenza per gli italiani. Ian aveva 20 anni quando è finito prigioniero di guerra nell’Italia del Nord e 75 nel 1997, quando ha dato alle stampe, con la prefazione di Lynette Oates, Australian partizan, un libro pubblicato in Italia nel 2017 dalla tipografia editrice Baima & Ronchetti di Castellamonte-Torino, col titolo Partigiani australiani nel Biellese (208 pagine).
Una storia vera, d’amore e di guerra, tradotta e curata da Claretta Coda, Maria Elena Coha e Massimiliano Vigna, con la collaborazione degli alunni della Quinta B 2016/2017 dello Scientifico “Moro” di Rivarolo-Canavese. È quella di Ian Sproule e di un certo numero dei suoi amici, un piccolo gruppo di soldati semplici prima prigionieri ma che proseguirono la guerra contro i tedeschi sulle Alpi italiane occidentali. Sulla base dei ricordi del fante nato nel Victoria, Lynette ha cercato di verificare storicamente i particolari, misurandosi con la scarsità di fonti documentali sui circa duemila australiani che lasciarono i nostri campi di prigionia dopo l’8 settembre 1943 e in maggioranza poterono raggiungere la Svizzera.
È stata la moglie Janice a spingere Ian a scrivere del suo periodo di guerra in Italia, per onorare la gente di quel Paese, che affrontò ogni giorno insieme a lui la vita e la morte, proteggendolo a costo di rischi mortali durante la lotta per la libertà dal fascismo e dall’occupazione tedesca. Questa puntualizzazione si deve alla storica aussie Katrina Kittel, che ha firmato la prefazione all’edizione italiana, fornendo un ulteriore quadro di riferimento storico nell’intervista-conversazione con i ragazzi del Liceo Moro, pubblicata in appendice tra i contributi vari che completano la trama di un racconto segnato da contenuti storici e qualche momento di romanticismo, nella relazione affettuosa tra il giovane australiano e una bella ragazza piemontese della famiglia che gli aveva dato ospitalità.
Nei ricordi, emerge in modo affettuoso la stima verso gli italiani, tanto diversi dal comandante del campo di prigionia di Gruppignano, nell’Udinese, inflessibile e punitivo fino al sadismo nei riguardi dei militari alleati dietro il filo spinato.
Fatto prigioniero a El Alamein nell’estate 1942, era stato recluso nel Friuli e poi trasferito nel 1943 nelle cascine piemontesi, per collaborare con altri compagni all’attività agricola, a stretto contatto con le famiglie contadine, nonostante la vigilanza armata. Dopo l’armistizio con gli Alleati, si ritrovarono liberi dagli italiani, ma esposti alla cattura da parte dei tedeschi. Come si è detto, gran parte degli Anzac di Gruppignano riuscirono a filtrare verso il confine svizzero. Ian e qualcuno dei suoi rimase in Piemonte, nascosto, vestito e sfamato dalle famiglie. Con lui, sempre China Powling.
Interessante il punto di vista dei prigionieri di allora sull’Italia e la sua gente: un gran numero di italiani si sono dimostrati fascisti tiepidi, soprattutto i contadini, che non negavano gesti di rischiosa solidarietà verso i prigionieri americani e del Commonwealth, nei confronti dei quali non nutrivano astio, nonostante fossero stati nemici per tre anni e oltre. Solo in Italia tanta generosità, perché altrove in Europa sono stati trattati con indifferenza dalle popolazioni locali, quando non con ostilità.
Per ricambiare la sollecitudine e spesso la vera amicizia - in non pochi casi anche l’amore e c’è stata qualche nascita - Ian e i compagni si arruolarono tra i partigiani, con grande sgomento per essere finiti in una formazione comunista, al comando di un “rosso”, che soprannominarono Stalin. In un contributo proposto sempre in appendice, il direttore dell’Istituto per la storia della Resistenza nel biellese fa notare le prese di distanza dei soldati australiani sull’uso della violenza da parte di partigiani comunisti nei confronti di altri combattenti del movimento resistenziale, di diverso orientamento politico.
Sproule esprime forti dubbi sull’agguato fascista del febbraio 1944 in cui cadde il colonnello Cattaneo, al comando di un raggruppamento di Giustizia e Libertà, l’unica formazione non garibaldina nella zona. Avanza il sospetto che i Giellini possano essere stati eliminati da fuoco amico, di chi voleva consolidare l’esclusiva comunista nella Resistenza locale e fare proprie le armi del gruppo.
Importanti le pagine del sacrificio di Parker in un assalto al presidio fascista di Issime (luglio 1944). La reazione di un reparto tedesco mise a repentaglio la vita di Ian e Les, raggiunti da schegge di mortaio alle gambe. Sproule riportò ferite curabili, sottoposto alle mani di una dottoressa munita di quello che gli era sembrato non altro che un coltellino molto affilato. L’altro ragazzo ebbe i muscoli di una gamba spappolati, soffrì tanto e spirò a metà di agosto, amorevolmente assistito a Terrazzo dalla famiglia Tenaldo, che subì la fucilazione di un figlio per rappresaglia.
Mezzo secolo dopo, Ian ha dedicato il libro “alla gente piemontese che protesse i prigionieri di guerra australiani durante la seconda guerra mondiale”.
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