Pedala!
- Autore: Davide De Zan
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2017
Adriano De Zan, che bello ricordarlo. È stato il giornalista RAI che ha fatto amare il ciclismo a tanti di noi, spinti dal suo entusiasmo ad appassionarci davanti alle immagini grigiastre sul piccolo schermo di ragazzi che volavano su due ruote, facevano una gran fatica e sembravamo dei vecchi. “Pedala!” è il secondo lavoro del figlio, Davide De Zan ed è un libro pieno di verità, di affetti e di belle storie. È uscito a novembre 2017 per i tipi Piemme (pp. 238, euro 18,00), romanzo autobiografico, di persone vere, del mondo sportivo e non solo, dopo il bestseller “Pantani è tornato”, pubblicato nel 2015 sempre dalla casa editrice milanese, indagine sul campione ucciso due volte.
Davide De Zan è un giornalista sportivo delle reti Mediaset, cresciuto a pane e ciclismo. Il padre è stato il più grande telecronista del ciclismo, voce per decenni di una disciplina sportiva seconda solo al calcio nel cuore degli italiani. E nel cuore di tutti, anche dei non appassionati, c’è tuttora posto per l’inarrivabile Adriano De Zan.
“Mi dicevano che era molto bravo, un vero fenomeno. Io ci credevo”.
E così Davide De Zan soffriva ancora di più la distanza dal babbo, costretto a viaggiare lontano da casa per soddisfare la passione dei tifosi del pedale. Era continuamente in giro per l’Europa, a raccontare le imprese dei ciclisti e non poteva stare a Quarto Oggiaro, a Milano, accanto a “Davidino”.
Per fare felici noi ragazzi, faceva soffrire il suo ragazzo.
Quante volte l’avrebbe voluto vicino, quando aveva voglia di abbracciarlo, di raccontargli di un bel voto a scuola, di una rete particolarmente difficile segnata sul campetto dell’Oratorio.
Certo, bastava accendere il televisore nel primo pomeriggio e ascoltare la sua voce inconfondibile. Era anche quello un modo di avvertire la presenza, che gli ha fatto amare il ciclismo e odiarlo al tempo stesso, perché gli rubava il papà.
Il romanzo è anche una carrellata di protagonisti del mondo del pedale e del mondo in genere.
Uno dei primi è Gaetano Belloni, vicino di casa, per tutti “Tano”. Il pubblico televisivo lo ha conosciuto anziano, ma nella prima metà del Novecento ha vinto un Giro, due Sanremo, tre Lombardia e tante corse prestigiose, eppure è passato alla storia della bicicletta come “l’eterno secondo”, dietro quel mostro divora traguardi che era Costante Girardengo.
Gran brutta cosa per un campione incrociare la propria carriera con un fuoriclasse assoluto, tanto più quando il campionissimo dell’epoca è un “cannibale”: Eddie Merckx. È capitato a Felice Gimondi, per la sfortuna sportiva dell’elegante passista scalatore bergamasco, un grande, che la furia agonistica del belga ha tenuto giù dal gradino di gigante del pedale sul quale avrebbe avuto tutti i mezzi per salire. Un palmarès straordinario il suo, ma sarebbe stato stellare se in aggiunta agli altri avversari non avesse dovuto misurarsi sulle strade con quel fenomeno di Eddie. Il campione di Sedrina ha confessato a Davide De Zan di avere impiegato due lunghi anni per accettare la superiorità del più forte di ogni tempo. E prima di riuscirci ha sbagliato tanto, ha sofferto e ha perso molto. Batoste difficili da digerire, quando si è consapevoli di avere una classe cristallina.
Tanti personaggi nella carrellata di Davide De Zan, campioni, gregari e onesti pedalatori. Chi ricorda Guerrino Farolfi? Combattivo ciclista faentino negli anni Trenta, è stato per tanti anni la spalla di Adriano nelle dirette RAI, il collaboratore silenzioso, modesto, fidatissimo, indispensabile nelle dirette. Invecchiando, non se la sentiva più di girare per tutti i palchi d’arrivo d’Europa e papà De Zan chiese a Davide di sostituire “Scainell” nel supporto nelle telecronache, un ruolo oscuro ma estremamente utile: tre anni di collaborazione, dal 1984.
Ci sono anche i suoi traguardi, quelli di un ragazzino semi orfano di padre, per colpa delle ruote con i raggi sottili e poi, per merito di queste, figlio d’arte dietro un microfono. Traguardi piccoli e grandi: la prima volta in bicicletta senza rotelle (col nonno Paolo e non Adriano a fare da ottimo sostegno), la prima bici da corsa, il contatto emozionante e un po’ pericoloso col parquet del velodromo Vigorelli, accompagnato amorevolmente da un colosso della pista come Antonio Maspes, il pistard sette volte iridato nella velocità.
C’è il primo bacio, con Francesca. E poi la prima telecronaca, per Telemontecarlo, la Milano-Sanremo del 1987. Che terribile emozione, trovarsi assegnata una postazione accanto alla televisione di Stato. Sul cartello c’era scritto: RAI-Adriano De Zan.
Hanno corso insieme per un po’. Dal 2001 Davide De Zan pedala da solo. Il papà ha perso la volata con la leucemia.
La biografia-romanzo “Pedala!” è teneramente dedicata ad una meravigliosa ragazza di nome Laura. La sua mamma.
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Sto leggendo ora il libro"Pedala"e devo dire che mi appassiona, io che sono un Ciclista amatoriale mi piace scoprire gli Eroi del ciclismo del passato. Grazie Davide.