Pelicula
- Autore: Andrea Cabassi
- Genere: Fantascienza
Andrea Cabassi si presentò da me una sera del 2013, due plichi di carte in mano e, ancora sulla soglia, una frase di esordio: “Domani devo spedirlo a un concorso, e adesso tu mi aiuterai a rivederlo”. Gli chiesi: “Quale parte?”. Lui rispose, ovviamente: “Tutto”. Non nego un favore del genere agli amici, avrei mai potuto rifiutarlo al mio nemico giurato?
Sottobraccio, era Pelicula, formato manoscritto, una copia per ciascuno, e ci costò una notte intera di riletture e alterchi di vario genere. Lui difendeva ogni scelta, il mio ruolo era contestarlo. Secondo la regola di Hemingway, potevamo scrivere alticci, ma correggemmo da sobrii; brindammo verso mattina, ripetutamente, ma ne valeva la pena: quella notte vedeva la luce il suo secondo romanzo e non avevamo sigari rituali.
Pelicula ha avuto una lunga gestazione: uscito dalla penna di Andrea, è stato sottoposto a infiniti editori prima di trovarne uno che tenesse fede al nome, disposto a credere nel romanzo e non a fare di Andrea un target economico. Editore è chi rende pubblico un romanzo e scrittore è chi è pagato per farlo. Così, Ute Libri è un editore vero e non un rilegatore, come i sedicenti “editori a pagamento”, mentre Andrea è ora scrittore di professione, grazie ai sudati proventi della sua creatura.
Pelicula è un romanzo di fantascienza, nel solco tradizionale delle distopie; se utopia è qualcosa cui tendere, la visione di futuro che Andrea ha creato estremizza invece il concetto dello Stato Leviatano, che coarta il cittadino alla felicità totale cancellando l’individualità del pensiero. Alcuni però si svincolano dalla catena del padrone: sono i saggi, i liberi, ma in un mondo dove normale è la schiavitù, essi sono i terroristi e oggi questa parola fa davvero paura. Ma secondo Andrea la storia è scritta dai vincitori, dunque a volte la verità non sta dove te l’aspetti e la felicità va meritata. Oggi più che mai la sua visione è preziosa: pur cruda, è il luogo della libertà di pensiero e predica che occorre esserne degni.
Tra i protagonisti i rapporti sono multipli e stratificati; sono padre e figlia agli esordi, maestro e allieva mentre la ragazza apprende a essere macchina da combattimento; amanti, poi, controparti uniche l’uno per l’altra. Esistevano rapporti simili tra i partigiani, si è portati a credere, e forse è la lotta per una causa comune a unire in questo modo. La morte è della partita e rende irripetibile ogni attimo. Al di fuori di loro, tutti gli altri: le stesse persone sono ora da salvare, ora da combattere, perché il sistema resiste al cambiamento. Il finale sfuma nel viaggio e nel sogno: conta più quanto è germinato nella mente del lettore.
Pelicula evoca molti topoi letterari (chissà se Andrea ne era consapevole? ma è lettore insaziabile, ha un profondo inconscio): io ho pensato subito alla disobbedienza civile di Thoreau.
“Sotto un governo che imprigiona un uomo ingiustamente, il solo posto per un uomo libero è la prigione”.
Ecco i terroristi di Andrea: gli unici savii in un mondo di pazzi.
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