Pesca al salmone nello Yemen
- Autore: Paul Torday
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2012
Il titolo dice molto di questo nuovo romanzo dell’inglese Paul Torday ( aveva già pubblicato per Elliot “Vita avventurosa di Charlie Summers”): si tratta di una storia quasi surreale, pur se narrata in uno stile iperrealistico.
Nell’Inghilterra odierna, infatti, uno sceicco yemenita, stravagante e miliardario, decide che la pesca al salmone è quanto ci vuole per far imparare al suo popolo, confinato nel deserto, uno sport di pazienza e di fiducia nel risultato finale quale la pesca con canna, lenza, mosca. Per ottenere questo fantasioso obiettivo stanzia una enorme somma di denaro e ingaggia un’importante company britannica che, tramite una giovane ed efficiente funzionaria, Harriett Chetwode-Talbot, coinvolgerà le autorità inglesi ai massimi livelli pur di raggiungere l’ambizioso ed irrealistico risultato.
La bella Harriett cerca la complicità del dottor Alfred Jones, un compassato scienziato impiegato nel servizio pubblico che si mostra oltremodo sconcertato nell’apprendere cosa ci si attende da lui: impiantare in un altipiano desertico nello Yemen un complicatissimo sistema di chiuse, dighe, vasche nelle quali possano nuotare i salmoni, importati dalle gelide acque scozzesi, per compiacere uno stravagante miliardario musulmano.
In realtà Torday mette su una trama ben più complessa: si tratta dei rapporti al più alto livello politico e diplomatico tra Occidente e Medio oriente, tra la democrazia britannica ed un sovrano mediorientale, e dunque entrano in gioco l’Ufficio Stampa del Primo ministro inglese, Al-Qaeda, il terrorismo islamico, i giochi di potere nel Parlamento inglese e infine lo stesso primo cittadino di Downing Street.
I salmoni divengono metafora dei rapporti difficili fra culture diverse, nel tentativo di mediazione che lo strano ma geniale sceicco tenta di comporre. Mentre la vita di Alfred Jones passa da una piatta e programmata esistenza ad un’avventura scientifica mozzafiato, il suo matrimonio va in pezzi e la incantevole Harriett entra di forza nei suoi pensieri.
Non riveliamo il finale di questo libro divertente, insolito, intrigante. Chi ha visto il bel film che ne ha tratto il regista Lasse Hallstrom dal titolo “Il pescatore di sogni” rimarrà un po’ deluso, le conclusioni sono infatti discordanti, ma l’atmosfera del libro è ricostruita in modo fedele.
Bellissimi gli scenari in cui il libro ci accompagna, sia nella residenza scozzese dello sceicco, sia nei grandi canyon yemeniti, sia nella Londra odierna, a dimostrare quanto il nostro pianeta continui a mostrare panorami geografici e mentali del tutto discordanti, malgrado il bene, rappresentato dalla fede dello sceicco e il male, che si manifesta nella natura che riprende il sopravvento sulle opere dell’uomo. La forma scelta da Torday nel romanzo, che alterna lettere, documenti, report, interrogatori, pagine di diario, mostra una notevole capacità letteraria da parte di questo interessante narratore e una grande originalità nelle scelte linguistiche e compositive.
Trailer del film “Il pescatore di sogni”
Pesca al salmone nello yemen
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