
Piatti rotti
- Autore: Esther Bondì
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giulio Perrone editore
- Anno di pubblicazione: 2024
La copertina dell’esordio narrativo di Esther Bondì, dal titolo Piatti rotti, edito da Giulio Perrone editore (2024) nella collana “Hinc”, ci parla di case con le gambe, una metafora visiva che racconta l’esistenza della giovane protagonista, Anna.
Nello spazio delle pagine, Anna racconta, con un linguaggio vicino alla frammentazione per lo più grammaticale, i ricordi della sua famiglia affrontando la disaffezione ai luoghi, l’instabilità affettiva genitoriale e il rapporto con la sorella e con i suoi avi.
Anna vive nel ricordo. Nella memoria trovano spazio i cocci dei suoi anni, e Anna cerca di raccoglierli, vivisezionarli, guardarli controluce per vedere il male che fanno. Fare i conti con la bellezza di alcuni frammenti sonori, come la filastrocca che le declamava sua nonna in uno strano dialetto milanese, e il dolore nel rivivere l’incapacità della cura dei genitori, madre e padre, a cui avvicinarsi per poi prendere le distanze, sembrano lasciare la protagonista incatenata a un’infanzia consumata tra traslochi e adulti incomprensibili. Anna bambina, così come Anna giovane adulta, cerca di fare spazio al presente, al qui e ora, alla scoperta di quel che sarà di lei costruita sulle macerie, o sui cocci, di persone a lei vicine, incoerenti nell’amore.
Le parole raccontate dai familiari si sgretolano, man mano che il tempo passa, nel ricordo di Anna che
quelle storie le conosceva a memoria, eppure qualcosa perdeva ogni volta. Come tubo forato, il ricordo passava ma gocciava la mente, perdeva, acqua faceva da tutte le parti.
E in quell’apnea di parole quasi più senza senso, Anna spera, ogni giorno, di riuscire a non affogare in quel mare di ricordi spezzati e interrotti di anni zoppicanti, difficili da comprendere nella loro totalità in quanto bambina.
Anna che si sente esclusa, non capita, non amata, ma non rinuncia alla possibilità di farsi adulta, di rinascere da quei cocci, proprio come una fenice, proprio come un piatto rotto riparato con cura da mani sapienti.
Bondì carica il disagio familiare di singolari pieghe sonore e ritmiche attraverso il linguaggio scomposto affidato alla sua protagonista. È il gioco del non detto a conquistare chi legge voracemente, facendosi avvolgere dalla magia del frammento, sporgendosi oltre quello che sta sulla pagina, nell’attesa di un risvolto conclusivo che dia speranza alla vita che prosegue, nonostante tutto.
Su una pagina bianca, compaiono le parole:
Anche Anna merita
Cosa?
Certamente una possibilità di redimersi dal passato, non suo, ma degli altri, degli adulti.

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