Pina Bausch. Una santa sui pattini a rotelle
- Autore: Leonetta Bentivoglio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
Leonetta Bentivoglio dedica questo libro a due grandi personalità artistiche, due geni che hanno attraversato la sua esperienza di scrittrice, giornalista, esperta di teatro e di danza, coreografa: Pina Bausch e Federico Fellini. Apparentemente un insolito accostamento, tra il grande regista e la mitica danzatrice, in realtà è proprio a Fellini che si deve il titolo “Pina Bausch, Una santa sui pattini a rotelle” (Edizioni Clichy, 2015) che viene riportato dalla curatrice del piccolo e prezioso volume in epigrafe. Doveroso riprodurlo, per raccontare questa intensa storia narrata con entusiasmo, passione per la personalità eccezionale di Pina da cui Leonetta si sente contagiata:
“Ecco che lì, davanti a me, nell’andirivieni confuso e sudato dei camerini del teatro Argentina, tra uno svolazzare di asciugamani e porte aperte e sbattute, timida, composta, diafana, vestita di scuro, c’era Pina Bausch. Una monaca col gelato, una santa sui pattini a rotelle, un volto da regina in esilio, da fondatrice di un ordine religioso, da giudice di un tribunale metafisico che all’improvviso ti strizza l’occhio”
Pina Bausch sarà scritturata da Fellini per la parte della regina cieca nel film “E la nave va” del 1983, mentre Leonetta Bentivoglio aveva lavorato col grande regista nel 1979 alla coreografia de “La città delle donne”.
Insomma una specie di triangolo virtuoso nel quale la giornalista si trova a misurarsi con la genialità artistica di due personalità d’eccezione.
Pina Bausch rivoluziona il mondo della danza, dando spazio all’espressività del corpo, capace di andare ad indagare fin dentro la parte più profonda e nascosta dell’essere, al di fuori di ogni moda o espressione artistica codificata dalla tradizione estetica del balletto classico: gli individui in scena sono persone normali, individui che vivono la loro quotidianità, piangendo e ridendo, soffrendo e gioendo, immobili e silenziosi talvolta, vestiti con abiti normali, belli o brutti…
Gli spettacoli di Pina Bausch che ha inaugurato un genere nuovo, il Teatrodanza,
“ci narrano la solitudine, la vecchiaia, l’innocenza, lo sfruttamento di uomini da parte di altri uomini e soprattutto della donna da parte dell’uomo”
Per mettere in scena spettacoli così dirompenti c’è bisogno di scenari inconsueti, composti di erba, acqua, sassi, alberi disseccati, cactus, che lo scenografo Rolf Borzik, suo compagno fino al 1980 allestisce per lei, di una musica, essenziale per sottolineare il ritmo dei danzatori, per dipingere scenari interni e ricostruire climi, che attinge ai più diversi materiali e repertori di opposti generi musicali (Shubert, Armstrong, la Piaf, l’operetta, i canti popolari siciliani, Fred Astaire, Purcell, la musica sacra e molto altro ancora).
Il libro è corredato da tante fotografie in bianco e nero, opera di Ninni Romeo, capaci di far rivivere anche per noi lettori la magia dei corpi leggeri che Pina Bausch colloca nello spazio scenico dominandolo interamente, nelle diverse fasi delle sue creazioni.
Una lunga intervista con la stessa artista ci dice la semplicità, l’essenzialità di termini con cui spiega l’assoluta novità sperimentale del suo lavoro, iniziato nella scuola di Essen che frequentò appena quattordicenne , la prestigiosa Folwangschule, fino ai successi nei diversi teatri in tutto il mondo, Italia compresa.
“La fantastica possibilità che abbiamo in scena è che ci è permesso di fare azioni che nella vita normale non si possono e non si devono fare. Con questo cerco di capire da dove vengono certe emozioni. Le contraddizioni sono importanti. Tutto deve essere osservato, non si può escludere nulla. Solo così possiamo intuire in che tempo viviamo”
non è solo una pur brava coreografa danzatrice che parla, ma una personalità che ha rivoluzionato il modo di fare teatro, proponendo una drammaturgia che rende tutti gli attori-danzatori partecipi di un processo creativo fatto di domande, di proposte, di improvvisazioni, di cambiamenti, di connessioni, di esclusioni, in un continuo stimolarsi che alla fine compone la tessitura dello spettacolo.
Quasi trenta pagine di Teatrografia, Filmografia, Bibliografia, completano il volume che appare piccolo nel formato, ma è pieno di informazioni, suggestioni, richiami : libro di studio si, ma anche un interessante viaggio in compagnia di una grande personalità artistica, schiva e timida, restia a comparire in pubblico forse, ma raccontata in modo originale ed intimo da Leonetta Bentivoglio che le è stata a lungo amica.
Pina Bausch. Una santa sui pattini a rotelle
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