Più donne che uomini
- Autore: Ivy Compton-Burnett
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2019
Solo le sorelle Brönte la superano, sicuramente in popolarità, se pensiamo anche ai film tratti dai loro libri e sceneggiati, e certo pure Virginia Woolf, ma poi c’è lei, Ivy Compton Burnett, amatissima dagli scrittori e ancora non molto conosciuta dai lettori.
Con il romanzo Più donne che uomini (Fazi editore, 2019, traduzione di Stefano Tummolini) sono già quattro i libri che Fazi ha rimesso in commercio con una veste grafica tutta nuova.
Nata in un sobborgo di Londra, Ivy Compton Burnett ha visto entrambe le guerre mondiali, nata in una famiglia della working class con già dodici figli al seguito. Le sue sette sorelle non si sposarono; lei fu l’unica a distinguersi, con la scrittura.
Nei libri di Burnett emerge la vena sadomasochista di alcuni dialoghi: discussioni tra personaggi dell’upper class che non erano certo presenti nella vita quotidiana della scrittrice, che tuttavia aveva puro orrore al solo pensiero di rimanere incastrata per sempre nella povertà.
Chi scrive spera che la sua esistenza non sia stato tutta uno squallore, ma che certi giornali esageravano e lo fanno tuttora per vendere, perché la civilissima Gran Bretagna ha dato sempre credito a certi tabloid e poi perché, anche in patria, la scrittrice è rimasta piuttosto isolata.
Più donne che uomini è la storia di una direttrice di una scuola di sole ragazze, con a capo la signora Josephine Napier, in una prospera cittadina inglese.
La donna ha cinquantaquattro anni, alta e austera. Una che non si scompone mai, che non ha motivi per urlare, né per parlare troppo piano. Di nuovo impegnata nel prossimo semestre parla liberamente coi professori delle classi. Si comincia coi dialoghi su come è stato il viaggio. Tutti si lamentano. Anche chi apparentemente non ha avuto problemi sembra lamenta un intoppo, troppa gente sul treno, oppure di essersi perso qualcosa nella calca della stazione, mentre Mrs Napier ascolta tutti con rassegnazione. Tutte donne: la signorina Luke, la signorina Rosetti anche se c’è una eccezione, un professore uomo per le materie di disegno, Felix, che lo fa unicamente perché il padre si è imposto sull’ozio filiale. Questo figlio furbo e svelto si è trovato così a svolgere un lavoro che fanno le zitelle, anche giovani e avvenenti, ma che non hanno una dote da presentare all’ipotetico marito.
Inoltre Felix ha una relazione ventennale con Jonathan, il fratello di Mrs Napier, che ha settant’anni. Stanno insieme da ventidue anni e Felix sente proprio la necessità di dare una soddisfazione al padre; tuttavia non è con l’insegnamento a ragazzine viziate che può accontentare il padre, che non accetta oramai che la pigrizia abbia avuto il sopravvento sui pregi del figlio. Centrale poi la sua storia con Jonathan: negli oltre venti romanzi della Burnett c’è sempre un uomo o una donna bisessuale che ama uno/una dello stesso sesso.
Per la Burnett è l’unico modo per parlare di persone che hanno una identità, ma queste storie spesso vanno avanti anche se uno dei due è sposato con figli.
È l’autrice stessa sempre a propendere per queste famiglie allargate, innanzitutto per due motivi: il coming out non è ancora ammissibile perché essere gay è ancora penalmente rilevante e poi perché i figli degli uni e delle altre, a parte alcuni casi di figli che si vergognano per la madre o il padre, potrebbero sempre dire che il fatto che siano nati è già una prova di "normalità" , ammesso che questa parola abbia avuto un senso nel periodo preso narrato dalla scrittrice, quello che va dal 1890 al 1910.
Nel libro emergono solo dialoghi, è bandito ogni descrittivismo o caratterizzazione d’ambiente. Mrs Nopier ha un marito, Simon, che la donna tratta con molta condiscendenza, tanto che alla morte di lui non va nemmeno al funerale.
Il fulcro principale della storia è il matrimonio tra Gabriel, il figlio adottivo di Josephine e Ruth, insegnante da poco tempo, e figlia della governante di casa Nopier.
Dietro i dialoghi, apparentemente svagati o concreti dell’upper class vittoriana, c’è la vendetta, la perfidia, il ricatto sessuale. Fino alla fine, che non sveleremo perché oltre al dramma da camera borghese c’è anche un sottofondo thriller, bisognerà stare attenti non solo ai dialoghi, ma ai minimi movimenti.
Per capire le coppie che si stanno formando bisogna comprendere dove è appoggiata la mano di uno degli astanti, dove si muove Mrs Napier per la casa, come parla con la governante. Proprio i “minimi dettagli” fanno di questa scrittrice una tra le più importanti del Novecento inglese.
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