Pobby e Dingan di Ben Rice

Sensibile e intelligente, la piccola Kellyanne Williamson vive con la madre, il padre e il fratello maggiore Ashmol nella cittadina australiana di Lightning Ridge, conosciuta per essere un importante centro minerario per l’estrazione dell’opale.
La bimba ha difficoltà a socializzare con i coetanei e trascorre tutto il tempo insieme a due personaggi immaginari, Pobby e Dingan, malgrado la perplessità dei suoi familiari. Un giorno, il padre la convince a lasciar andare con lui in miniera i suoi amici, con la speranza di allontanarla in questo modo dai suoi sogni a occhi aperti. Quando, però, giunta la sera, l’uomo fa ritorno a casa, Pobby e Dingan non sono con lui. Il dolore per la scomparsa misteriosa degli adorati compagni di gioco è tale che Kellyanne smette di mangiare, si ammala gravemente e viene ricoverata in ospedale. Ashmol, fino ad allora scontroso con la sorella e restio ad assecondarne la vivace immaginazione, riesce a coinvolgere l’intera comunità nella ricerca delle due creature inventate. La tenerezza e il candore della piccola, infatti, non possono che generare compassione nei cuori dei suoi concittadini, i quali fingeranno di credere – e forse alla fine crederanno davvero – nell’esistenza di Pobby e Dingan.

Nel corso dell’infanzia l’interazione con un amico immaginario costituisce una fase normale del processo di crescita e può fornire ai bambini un valido aiuto per conoscersi e imparare a stringere legami con gli altri. La figura del compagno di giochi inventato è, in effetti, una presenza costante nella vita di Kellyanne, protagonista del delicato e agrodolce “Pobby e Dingan”. Il breve romanzo è il sorprendente debutto letterario dello scrittore inglese Ben Rice, pubblicato da Bompiani nel 2002 con la traduzione di Massimo Birattari.

Di rado capita di leggere un testo così pieno di calore e commovente nella sua genuina semplicità, un gioiello melanconico che spinge a riflettere sul potere dell’amicizia, sul valore positivo della fantasia e sulla necessità di mostrarsi solidali e comprensivi con chi è diverso. All’apparenza destinata a un pubblico molto giovane, è in realtà un’opera apprezzabile da sognatori di ogni età e più ricca di significato di quanto potrebbe sembrare a una rapida lettura.
Le vicende sono raccontate in prima persona da Ashmol e proprio alle sue parole si deve il toccante epilogo su cosa vuol dire

“credere in qualcosa che non si vede, o continuare a cercare qualcosa di paurosamente difficile da trovare”.

Da “Pobby e Dingan” di Ben Rice è stato tratto un adattamento cinematografico dal titolo Opal dream (2006, regia di Peter Cattaneo).