Poesie e 12 disegni di architettura
- Autore: Giorgio Fusco
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2017
Poesie e 12 disegni di architettura (Lint edizioni, 2017, pp. 87) è un bel libro di Giorgio Fusco, architetto, pittore e poeta. Bello perché con stile limpido e versi musicali come sorgente racconta la sua parabola esistenziale, che assurge a paradigma riguardante tutti. La poetica è quella di una caduta, di una perdita, dell’amore defunto, della morte interiore da cui si risorge. Da cui è necessario riemergere per continuare a vivere con rinnovate energie.
La silloge è divisa in tre sezioni. La prima, Carmina philosophica, meditativa, succo e sintesi della sapienza raggiunta. In quanto tale è bene sia stata posta per prima come visione del mondo. In essa abbiamo la dolente condizione dell’uomo, attore nel gorgo degli eventi, in balia delle sue passioni, protagonista di un destino oscuro. Inevitabile compiere errori, sentirsi in colpa, ma avere l’umiltà di chiedere perdono, saper comprendere senza restare schiacciati dalla propria piccolezza è la leva per ricominciare. Necessario l’esame di coscienza, segno del nostro grande impegno e di virilità psichica, in senso etico:
"Quello che la vita ci ha tolto / non dobbiamo archiviare / negli scaffali pieni / di insoddisfazione / né vestire con abito nuovo / quello che abbiamo perduto / Consolarci possiamo / con il pentimento / se è stato tutto / per colpa nostra".
Già in questa prima parte si gode del soffio rigenerante della poesia e di un amore nuovo. L’amore è come la fenice, uccello immortale che rinasce dalle sue ceneri. Vi è un’osservazione paradossale, davvero incisiva e illuminante: impariamo dai nostri errori, visti come fiori rossi di dolore/ passione, materia prima per ricostruirci:
"è il mazzo / delle rose rosse / dei nostri difetti"
Lirica in cui il soggetto a monte è l’amore più grande.
La seconda sezione, intitolata Carmina amorosa, è un florilegio di versi accesi e nello stesso tempo delicati, che elogiano la donna nella sua sfolgorante bellezza, non soltanto fisica ma nell’anima, in cui trovare pace e ristoro:
"Hai aperto / le tue mani / di conchiglia / e hai riempito il mio vuoto / nascosto dietro / una porta chiusa".
Si intuisce che l’amore verrà ancora perduto, ma il poeta ha raggiunto la capacità di integrare la parte femminile in se stesso. Il maschile e il femminile vengono simbolizzati nelle stelle e nella luna, come da tradizione e come si scopre nel mondo onirico, durante un percorso di autocoscienza nella psicanalisi junghiana. La poesia è sempre terapeutica:
"E il Signore creò / il cielo e le stelle / per coprire gli amanti / nel buio della notte / e creò anche / il chiarore della / luna piena / perché potessero / guardarsi negli occhi".
La terza sezione, Carmina antiqua, comprende le prime poesie vergate dal poeta. In essa troviamo il valore dell’attimo, ancora non messo in dubbio dalla prova, dal dolore grande. Nella vitalità del presente è compreso il futuro, seme che ha in sé la pianta, un archetipo:
"Il presente / possiamo mordere / e bere il sangue rosso / del domani".
L’antico quindi è posto in coda, con un rovesciamento del tempo straordinario. Così viene affermato in Qoèlet 3,15:
"Ciò che è, già è stato; ciò che sarà, già è; Dio ricerca ciò che è già passato".
In genere i testi sono brevi, sintetici, quasi oracolari, oppure sospesi nello stupore della gioia o nel dolore visto con occhi pacati, ripreso nel momento catartico in cui è stato già superato. Libro nutriente, rilassante, da leggere e assaporare nella calma del proprio ozio creativo, come pausa del vivere più concitato.
Con questa silloge Giorgio Fusco si è aggiudicato il Premio Speciale della Giuria al Concorso nazionale di poesia "Franz Kafka" 2017.
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