Possibilità economiche per i nostri nipoti
- Autore: John Maynard Keynes, Guido Rossi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2009
Questo breve saggio edito nella versione italiana da Adelphi per la collana Biblioteca minima si legge in mezz’ora ma dà da pensare per giorni, mesi, anni.
Si tratta della trascrizione di un discorso che l’economista John Maynard Keynes, uno dei pensatori più profondi e prolifici del XX secolo, tenne alla fine degli anni ’20, proprio nel periodo in cui la Storia passava su binari molto simili a quelli che stiamo vivendo ai nostri giorni con la famosa "crisi del ’29" che dal crollo della borsa americana avviò una lunga e dura fase di recessione economica passata poi alla storia come "Grande Depressione".
In quei giorni Keynes si permise l’esercizio di stile rappresentato da questo discorso: in un momento in cui l’opinione generale era quella di una "fine della Storia" data dalla mancanza di prospettive sul futuro, l’economista inglese tirò fuori un discorso sostanzialmente ottimista, addirittura utopico, sul futuro dell’umanità sottolineando come la crisi e la disoccupazione fossero fenomeni strettamente legati al progresso tecnologico. In questo discorso Keynes introdusse addirittura il termine di "disoccupazione tecnologica" per indicare il fenomeno secondo cui l’avanzamento della tecnica rende difficile se non impossibile impiegare sul mercato del lavoro consistenti porzioni delle popolazione.
Queste affermazioni potrebbero sembrare banali ai giorni nostri ma si deve pensare al fatto che Keynes le fece ormai quasi un secolo fa prevedendo in effetti ciò che poi noi abbiamo visto realizzarsi: automazione e informatica insieme hanno reso estremamente più produttiva l’umanità e molto più agiata la vita di milioni di persone producendo al contempo, per paradosso, disoccupazione e povertà per molti individui non in grado di reinserirsi come lavoratori nel sistema produttivo.
Secondo Keynes si tratta semplicemente di una fase inevitabile (ma, va detto, gestibile a livello politico in modo diverso da quanto stiamo vedendo oggi) che è destinata però a portare l’umanità verso uno scenario nuovo e inesplorato: quello dell’affrancamento dell’uomo dal lavoro.
In questo punto, decisamente affascinante e definito come "la fine del problema economico", sta il centro dell’argomentazione di Keynes e parte delle sue preoccupazioni: da un lato la destinazione sembra decisamente desiderabile, d’altro canto si tratterebbe per l’umanità di un cambiamento tanto grande da non poter valutare appieno quanto all’"uomo medio" (come lo definisce Keynes) possa riuscire di adattarsi in modo soddisfacente a questa nuova situazione. Uno scenario del genere è stato peraltro magistralmente dipinto da Isaac Asimov nel suo Abissi d’acciaio, dove da un lato sulla terra un’umanità a noi familiare lotta per sopravvivere in un modo sovrappopolato e povero di risorse, mentre su altri pianeti altri esseri umani vivono affrancati dal lavoro grazie ai robot e trovandosi ad affrontare nuovi tipi di problemi non meno spaventosi di quelli che la vita attuale ci propone.
Davvero un saggio da leggere e rileggere riservandosi poi il giusto tempo per lasciar arrovellare la mente sulle grandi questioni poste in sole 20 pagine.
La seconda parte del libro, occupata da un breve e interessante saggio di Guido Rossi sulle righe di Keynes, è stata per me una piacevole sorpresa in quanto ho scoperto una certa profondità in un personaggio che mi figuravo decisamente più piatto conoscendolo per le sue vicende degli ultimi anni come commissario della FIGC e per i suoi brevi incarichi in Telecom e Fiat.
Possibilità economiche per i nostri nipoti seguito da Possibilità economiche per i nostri nipoti?
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