Il film Povere creature!, vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia e tratto dall’omonimo libro di Alasdair Gray, sta incantando i cinefili di tutto il mondo. Tra i nostri approfondimenti puoi compiere un’indagine accurata sui significati della pellicola e sui libri citati nel film, ma cosa leggere se hai amato l’atmosfera di Yorgos Lanthimos?
Il regista, già conosciuto e decantato dalla critica per successi quali La favorita e The lobster, porta in Povere creature! la sua inconfondibile firma stilistica.
Figure grottesche, violenze orride e atmosfere asfittiche coperte da un tono satirico e, a tratti, cinico. I protagonisti dei suoi film assumono spesso tratti disumani, o, per meglio dire, disumanizzati.
In quali libri trovare lo stesso godimento visivo e, al contempo, tale senso di irrequietezza? Scopriamoli insieme, ve ne proponiamo 4.
1. “La foresta trabocca” di Ayase Maru
Una delle ultime uscite in casa ADD Editore, La foresta trabocca, si racconta a metà tra il romanzo distopico e il realismo magico. Nowatari Rui è la moglie di uno scrittore che vive l’umiliazione di essere comparsa nel romanzo che ha dato successo al marito come oggetto dei suoi desideri sessuali.
La donna condivide con Bella Baxter la rabbia di essere disumanizzata dagli uomini della propria vita, restando solo un involucro da toccare e consumare. Per entrambe l’istinto è quello di scappare. Bella sceglie di rifugiarsi a Parigi come prostituta, mentre Nowatari Rui muta forma, trasformandosi in una foresta che inghiotte il suo spazio casalingo.
Il loro non è un atto di passività, di rimozione di sé o di morte, bensì una rivendicazione attiva della vita, solo in una forma diversa che sfida le distinzioni di specie.
La foresta trabocca
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2. “La cura dell’acqua” di Sophie Mackintosh
Un elemento di spicco nella pellicola di Lanthimos è il rapporto che Bella Baxter ha con il suo creatore, da lei chiamato God, chiarendo al pubblico l’ascendente che quest’ultimo esercita sulla protagonista.
Ne La cura dell’acqua di Sophie Mackintosh la morbosa dinamica familiare è molto simile.
La storia distopica vede come protagoniste tre sorelle che crescono isolate su un’isola insieme alla madre e al padre, scomparso all’inizio della narrazione. Il gruppo femminile vive sotto le ferree regole imposte dalla madre, le quali impediscono alle giovani ragazze la possibilità di intrattenere qualunque rapporto con il sesso maschile. Queste crescono infatti nella convinzione che gli uomini siano portatori di un virus mortale.
Come la madre di questa “favola nera”, anche God pretende di poter tenere Bella chiusa in casa. In entrambi i casi la motivazione è il pericolo che le loro creature potrebbero correre nel mondo reale. Un ambiente tanto asfittico porta tuttavia a una inevitabile ribellione, spesso dai risvolti violenti.
I sentimenti forti ti indeboliscono, ti aprono il corpo come una ferita. Per tenerli a bada ci vogliono vigilanza e terapie regolari.
La cura dell'acqua
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3. “Frankenstein” di Mary Shelley
Come non citare, infine, il titolo che sembra aver dato a Povere creature! il suo stesso fondamento? Frankenstein di Mary Shelley è sicuramente la scelta di lettura più ovvia per ritrovare le atmosfere del film – o del libro di Alasdair Gray.
Concentriamoci ora un attimo sullo sfondo politico e sociale. Nonostante la pellicola di Lanthimos mostri strade fluttuanti e cieli post – apocalittici, il riferimento storico sembra appartenere all’epoca della rivoluzione scientifica.
È in questo periodo, collocato attorno al ’600, che gli studi di anatomia si fanno quasi morbosi. Sia il Dottor Frankenstein che God applicano le loro conoscenze mediche per dare vita a una creatura che altri non è se non la loro rivalsa, il loro doppio, la loro condanna. Ecco incarnato il “progresso”.
Mentre la visione di Shelley è decisamente più pessimistica, quella di Lanthimos lascia invece speranza. Bella decide finalmente di darsi una vita da sé, costruendo per sé stessa il futuro che desidera.
L’invenzione non è una creazione dal nulla, bensì dal caos.
Frankenstein
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4. “Sono contenta che mia mamma è morta” di Jennette McCurdy
Inaspettatamente, una biografia. La storia di Jennette McCurdy è anch’essa quella di un corpo sfruttato e consumato. La stessa madre, Debra, ha lucrato grazie a esso, imponendo sulla figlia un controllo ossessivo.
La giovane star del successo televisivo iCarly ha sviluppato disturbi alimentari fin dalla più tenera età. Crescendo, proprio per l’oppressività della figura materna, ha mantenuto nei confronti di quest’ultima un atteggiamento sottomesso, potendola così considerare, a diciotto anni, tanto infantile quanto una bambina di otto. Esattamente come Bella Baxter, anche Jennette ha vissuto gran parte della vita in una bolla e, non appena questa è esplosa, ecco l’inevitabile caduta negli eccessi.
Quanto tutto è nuovo, il richiamo del pericolo è allettante.
Indosso la t-shirt [...]. Ha un sacco di viola, un colore che amo molto in questo periodo. Mamma preferisce il rosa, quindi non posso dirle che mi piace il viola. Le si spezzerebbe il cuore se tutto a un tratto annunciassi che ora il mio colore preferito è diverso dal suo.
Sono contenta che mia mamma è morta
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Povere creature”: quali libri leggere se hai amato il film
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