Pozzolo 1800. Dal Mincio al Piave
- Autore: Massimo Zanca
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2005
C’è Pozzuolo e Pozzolo, non si confonda il comune friulano con le tante località che nel Centro Nord d’Italia sono indicate col secondo toponimo. Ma tra queste ultime una sola ha assistito due secoli ed oltre fa allo scontro mortale tra l’Armata d’Italia di Napoleone e le truppe dell’imperatore austriaco, che difendevano il Veneto dall’avanzata francese. Il giorno di Natale del 1800, nel mantovano, alla periferia dell’abitato di Marmirolo adiacente alla riva sinistra del fiume Mincio, si svolse la battaglia ricostruita da Massimo Zanca nel volume Pozzolo 1800. Dal Mincio al Piave (272 pagine, 16 euro), una bella pubblicazione, riccamente illustrata, che nel 2005 ha inaugurato la collana Itinerari napoleonici, della casa editrice mantovana Sometti.
Il volume è arricchito da cartine (opera di Sara Guernieri), che illustrano gli spostamenti delle truppe in zona in vari momenti.
Zanca ha conseguito il dottorato di ricerca in storia moderna nell’Università degli Studi di Verona ed è uno studioso di storia locale da sempre attratto da Bonaparte e dai suoi tempi. Una passione che il giovane storico esercita costantemente, con l’impegno nell’Associazione Napoleonica d’Italia, di cui dal 2002 è responsabile della didattica. Sfoggia spesso una perfetta uniforme delle truppe francesi 1796-1815 (il periodo delle guerre del generale e poi imperatore corso), nelle rievocazioni in armi e costumi che il sodalizio promuove sui luoghi stessi delle battaglie, con grande fedeltà storico-filologica e seguito di pubblico.
La curiosità per vicende importanti, ma trascurate dalla storiografia, come la battaglia di Pozzolo del 25-26 dicembre 1800 sul Mincio, lo ha portato ad approfondire episodi che pur avendo fatto registrare grandi perdite (atteso che caddero soprattutto austriaci, la stima più ottimistica calcola in 9mila quelle complessive, in oltre 12 mila quella più negativa) non trovano grande spazio nella storia delle campagne napoleoniche. L’Arco di Trionfo sugli Champs Elisees parigini riassume tutti gli scontri tra Lombardia e Veneto sotto il termine evocativo “Mincio”, il cui passaggio è stato la ragione di assalti francesi e accanite difese austriache, tra Peschiera e Mantova.
Dopo la prima Campagna d’Italia, nel 1796, al servizio del Direttorio, da Primo Console Napoleone decise di tornare nella pianura padana, attraversando ancora i valichi alpini savoiardi, per riconquistare i territori che gli austriaci avevano ripreso dopo le sue disavventure in Egitto.
Mentre le truppe dell’imperatore di Vienna assediavano la guarnigione francese di Genova, comandata dal generale nizzardo Massena, Bonaparte andò a minacciare le linee di comunicazione nemiche raggiungendo Alessandria. Dopo qualche esitazione, gli asburgici ripresero l’iniziativa e lo sorpresero a Spinetta Marengo, obbligandolo ad una battaglia campale in condizioni di inferiorità. Era il 14 giugno 1980. La mossa si poteva dire riuscita e nel pomeriggio i reparti transalpini stavano per cedere il campo sconfitti, quando il sopraggiungere della colonna al comando del generale Desaix costrinse alla ritirata gli stupefatti uomini di von Melas, che stavano già saccheggiando gli accampamenti avversari. Il trentaduenne Louis Charles Desaix, signore di Veygoux, nobile e comunque rivoluzionario, aveva “marciato sul cannone”, come si diceva in gergo militare. Quello che non farà 15 anni dopo Grouchy, e decidendo così la battaglia di Waterloo a danno dell’imperatore, dal momento che i prussiani avevano invece correttamente raggiunto il campo di battaglia, di rinforzo ai britannici.
Ma torniamo alla campagna del 1800. A Marengo, capacità e fortuna avevano ancora una volta dato la vittoria al piccolo corso, aprendogli le porte della Lombardia. Vienna chiese una tregua d’armi, che a fine novembre trovò le armate contrapposte attestate su due fiumi paralleli. I francesi sul Chiese, gli austriaci sul Mincio, a difesa della riva sinistra, ultimo ostacolo prima della pianura veneta. Nelle stesse località, del resto, si sono combattute tutte le guerre dell’Ottocento degli italiani contro Francesco Giuseppe.
All’inizio dell’inverno 1800, Napoleone era in Francia e le operazioni in Italia era affidate al generale Brune. Il 25 dicembre, al tentativo delle divisioni di Dupont di forzare l’attraversamento del fiume si opposero strenuamente le truppe austriache del comandante in capo Bellegarde. L’avanguardia bleu fu sul punto d’essere ricacciata più volte dai contrattacchi, ma tenne e si assicurò il controllo della frazione. Il giorno dopo, il Mincio venne scavalcato anche a Monzambano e lasciato definitivamente alle spalle dopo un’altra cruenta battaglia a Valeggio, che fece salire i caduti totali a 20mila, nei due giorni.
Un Natale e Santo Stefano di sangue nel 1800, come tante altre giornate del ventennio napoleonico. Tuttavia se n’è sempre parlato poco. Zanca ritiene che sia dovuto all’assenza di Bonaparte in quella fase della campagna. Non vedendolo protagonista, l’attenzione degli storici si è rivolta piuttosto al progetto politico che stava concretizzando.
Merito del ricercatore è quindi aver messo in luce, fase per fase, la campagna che garantì ai francesi e alla “nostra” Repubblica Cisalpina una linea di confine avanzata fino all’Adige, che guardava verso il Piave e l’oriente slavo-austriaco.
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