

Il razzismo in Europa – Dalle origini all’olocausto
- Autore: George L. Mosse
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
Razzismo: siete anche voi fra coloro che sono convinti che questa parola sia diventata anacronistica? Se sì, provate a osservare meglio il mondo che ci circonda: vi accorgerete di quanto, ancora oggi, determinate categorie di persone vengano ignorate, schivate, relegate in circoli chiusi sulla base di convinzioni che vengono oramai date per scontate, ma delle quali nessuno conosce l’origine, avendole semplicemente apprese dalle generazioni precedenti, che a loro volta le avevano recepite come naturali fin dalla più tenera età. I neri, i cinesi, gli indiani sono così, così e così ed è una cosa naturale, non c’è modo di cambiarla… Malgrado tutto il politically correct, a volte perfino eccessivo, una parte consistente dell’opinione pubblica non accenna a retrocedere dalle proprie posizioni razziste, anche quando a parole professa il contrario: si sta creando quasi una forbice, due posizioni opposte e sempre più lontane che non si incontrano mai. Risulta quindi urgente leggere o rileggere Il razzismo in Europa – Dalle origini all’olocausto di George L. Mosse, pubblicato da Laterza nel 2003 (trad. di L. De Felice).
L’estrema conseguenza del razzismo è, o dovrebbe essere, ancora ben presente a tutti noi: la persecuzione degli ebrei e l’olocausto. Ce lo ricorda anche l’immagine di copertina di questo saggio, che mostra una famiglia nell’atto di osservare, con espressione quanto meno perplessa, il cartello “Ebrei non graditi” sulla vetrina di un negozio. Ma è chiaro che una tragedia di tali dimensioni, talmente devastante da essere estremamente difficile da elaborare anche per mentalità non esattamente tolleranti, non si è certo sviluppata da un momento all’altro, e se è vero che la pura e semplice sete di potere ha sicuramente giocato un ruolo importante in tale dinamica, è altrettanto vero che le convinzioni di Hitler non sono nate dal nulla ma sono la conseguenza di diverse correnti di pensiero, riguardanti il “diverso”, che si erano succedute nel corso dei secoli.
Questo saggio, iniziando dal Settecento, si assume il non facile compito di ripercorrere la storia del pensiero razzista attraverso tre secoli. Sebbene non sia una lettura facile, anche per l’abbondanza di nomi dei vari teorici che si sono espressi in merito e per le differenze a volte minime che intercorrono fra il pensiero dell’uno e dell’altro, dovrebbe essere indicato come libro di testo nella scuola dell’obbligo, per far capire agli uomini di domani quanto le teorie che spesso vengono spacciate per “scientifiche” si basino in realtà su opinioni personali non supportate da alcuna evidenza che abbia un valore generale.
Le differenziazioni fra le cosiddette “razze” sono spesso state basate su canoni estetici, con il mito dell’antica Grecia in mente e con la convinzione che le persone “brutte” fossero anche sporche e maleodoranti. Col tempo si è arrivati alle teorie di Lombroso, secondo il quale la forma del cranio e i caratteri somatici definivano l’inclinazione degli individui alla delinquenza. Il razzismo ha preso varie forme, da quello assolutista a quello paternalista teso a “educare gli inferiori”, ma certo nessuno avrebbe potuto prevedere la degenerazione nazista verso i già perseguitati ebrei.
Che il punto culminante del saggio sia lo sterminio degli ebrei è sicuramente scontato: come fa notare George L. Mosse, neppure l’alleato fascismo arrivò a una tale aberrazione, e neppure il genocidio armeno, basato oltretutto su di un concetto non puramente razzista ma piuttosto religioso. L’aspetto più inquietante di questo saggio è però quello di non avere una conclusione, in quanto il problema del razzismo è ben lontano dall’essere risolto e anzi sta attraversando un periodo di forte rigurgito: possiamo purtroppo prevedere che, nel prossimo secolo, ci sarà ancora bisogno di saggi come questo.

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Libri come questo dovrebbero essere letti da tutti.
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