Il mio idolo in fiamme
- Autore: Usami Rin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2024
Che fatica vivere, per Akari; la vede come un lenzuolo al mattino, stropicciato, aggrinzito. Per parlare con gli altri bisogna muovere di continuo i muscoli del volto e non solo: lavarsi, tagliarsi le unghie, vestirsi decentemente, fare un sacco di cose che sono un peso enorme. È tutta chiusa in se stessa la sedicenne - non difficile, di più, difficilissima - protagonista totale, materiale e immateriale, del romanzo di Usami Rin Il mio idolo in fiamme, da questa primavera nella collana Dal Mondo delle Edizioni romane E/O (marzo 2024, 140 pagine), per la traduzione dal giapponese di Gianluca Coci.
Giovanissima ma già affermata, premiata ma poco più che ventenne, questa scrittrice nipponica, nata nel maggio 1999 a Numazu, nella Prefettura di Shizuoka, tra il Pacifico e il vulcano Fujiyama, in una zona costiera centrale dell’isola di Onshu. Oshi, moiu è stato tradotto in quindici Paesi e ha vinto il Premio Akutagawa 2021, il più prestigioso concorso letterario giapponese. Ha debuttato nel 2019, studentessa universitaria ventenne, con il romanzo Kaka (Addio mamma) sulla relazione madre-figlia, due volte premiato con riconoscimenti prestigiosi, la più giovane scrittrice a riceverli.
Usami Rin o Rin Usami? È la seconda versione quella che si legge sul marchio del copyright, nell’edizione originale del 2020. I giapponesi usano premettere il cognome al nome (come da noi a scuola o quando si era di leva); alla fine Usami Rin o Rin Usami fa lo stesso.
Considerata l’età verde, si direbbe che la nostra autrice abbia le carte in regola per scrivere di un’adolescente problematica, confusamente autolesionista. Ancora più giovane di lei, infatti, Yamashita Akari - cognome prima del nome - vive con la mamma e la sorella, perché la nonna non ha voluto assolutamente che seguissero il marito e padre, lontano per lavoro da diversi anni. Aveva sostenuto che dovessero fermarsi in Giappone per starle accanto, tanto più perché rimasta vedova; per questo la madre odia l’anziana egoista, anche adesso che è finita in ospedale - da quando ha perso la capacità di deglutire, viene nutrita attraverso un catetere introdotto nell’addome, fino allo stomaco.
Da una cattiva notizia all’altra, per quanto la salute della nonna conti poco in confronto al dramma dell’adorato Masaki. Il suo idolo “è in fiamme”, pare che abbia picchiato una fan. La sua popolarità era schizzata in modo pazzesco dopo un ruolo pur secondario nel film romantico “Stainless Love”; interpretando un collega timido e imbranato della protagonista, aveva comunque attratto una marea di nuovi sostenitori. Ora è probabile che l’incidente con un’ammiratrice possa provocargli un grave danno d’immagine e la ragazzina ha paura che tanti di quelli che si sono avvicinati si allontaneranno.
In un’intervista, col suo atteggiamento di sufficienza, uno scostante Ueno Masaki - cognome, nome - ha riconosciuto tra un borbottio e l’altro di avere percosso e di avere già chiesto scusa. Fa parte del co-ed group Mazamaza, una nota musical band vocale formata da ragazzi e ragazze, tra teenager e poco più che ventenni. Il dodicenne di un tempo ha perso le guance paffute e si è trasformato in un giovane disinvolto e sicuro di sé. Voce e fisico sono maturi, ma lo sguardo di certi momenti non è affatto cambiato: ardente, come se fissasse qualcosa dal profondo degli occhi.
Sembravano stabilire il modo in cui bisognava guardare gli altri e il mondo.
Perché Masaki è sempre stato nel cuore e nei pensieri di Akari, da bambina, quando ragazzino interpretava Peter Pan in un musical, il bambino che non vuole crescere, creato da J.M. Barrie nei primi del 1900 e che vola verso la sua dimora fantastica. L’isola che non c’è è un mondo immaginario - oggi si dice virtuale - proprio come quello dei social, l’unico in cui la ragazzina giapponese si sente vera e si attiva, mentre in quello reale cerca di annullarsi, di scomparire, incompiuta in modo indolente. Non ha e non vuole legami con i compagni e le compagne di scuola, però anche in rete gli amici e le amiche non sono presenze fisiche ingombrandoti, accanto. Restano soltanto visualizzazioni sul blog: a quelle sì che ci tiene, e che magone se risultano meno dal solito. Per forza, ha limitato la lettura degli ultimi post ai soli follower. Quasi tutti i commenti le chiedono dove sia finita, ripetono “mi sei mancata”; ma l’incidente del suo idolo l’ha scossa e si rende conto d’avere postato meno del solito. Taka, Komusé, Cocchina, Nodoguroame: ha risposto a ognuno e poi ha chattato con Caterpillar, una che lascia i commenti più lunghi, anche lei grande fan di Masaki. Molti di questi idoli teenager prima o poi spariscono dalla circolazione. Qualcuno si ritira dalle scene per i motivi più vari, altri lasciano la band, c’è chi resta schiantato da uno scandalo e chi sceglie di far perdere le proprie tracce da un giorno all’altro. Anche chi muore, per tante ragioni.
Quando Akari prova a immaginare il mondo senza il suo idolo è assalita da una tristezza infinita, anche perché convinta che significherebbe dover dire addio agli altri fan, agli amici follower; è la passione comune a tenerli uniti e, senza il loro Ueno, sarebbero costretti a intraprendere strade diverse. Alcuni, come Narumi, cambiano genere ed esplorano altri mondi, ma lei non sarebbe capace di trovarne un altro. Ueno Masaki per sempre, unico e solo.
Tutto rischia di crollare nel mondo digitale di Yamashita Akari, totalmente virtuale, ma oggi per tanti e tante tossicamente reale ed esclusivo. Tutto per aria: casa, scuola, vita vera fatta di relazioni. Non può permettere che a crollare sia anche il fandom, quella fantavita, l’unica in cui si sente realizzata. Occorre agire, deve avvicinare il giovane cantante.
Il mio idolo in fiamme
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