Prendila come viene
- Autore: Aurélie Valognes
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2021
Prendila come viene (Sperling & Kupfer 2021, titolo originale Au petit bonheur la chance, traduzione di Margherita Belardetti) è il romanzo della scrittrice francese Aurélie Valognes pubblicato nel 2018, i cui libri, tradotti in oltre dieci lingue, conquistano regolarmente i vertici delle classifiche.
“Jean è un sognatore: ha sempre la testa tra le nuvole, è sempre perso nei suoi pensieri”.
Estate 1968, Granville. Normandia. Il piccolo Jean di sei anni e sua madre Marie sono due anime fragili, che alle luci dell’alba bussano a una porta conosciuta. Alla vista di quei due fuggiaschi e della piccola valigia, nonna Lucette non ha l’aria sorpresa, l’anziana donna non fa domande, suo nipote, invece, ne avrebbe tante, ma la stanchezza prende il sopravvento. Marie sbatte la porta e se ne va, suo figlio resta solo dalla nonna per l’estate. O forse, chissà per sempre.
Ancora Jean non lo sa, ma quel giorno di luglio del 1968 ha inizio la sua nuova vita. Lucette non è certo una donna che si scoraggia, ha cresciuto in maniera dignitosa sette figli e ha continuato a mandare avanti la baracca anche quando Marcel, suo marito, è morto all’improvviso. Lucette abita in Place d’Alsace Lorraine, ma quel quartiere viene chiamato Le Calvaire, perché si trova molto in alto, nella zona della stazione di Grenville, ed è faticoso salire fin lassù, soprattutto sotto il sole a picco e con le borse della spesa. Inoltre lo stabile è vetusto e a casa di Lucette non c’è né telefono, né televisore o frigorifero, né acqua corrente, né bagno, il gabinetto è fuori. Una vita spartana, quella di Lucette, e in questa esistenza così priva anche dello stretto necessario, si deve abituare presto un piccolo uomo di soli sei anni. Di solito a Jean piace molto nonna Lucette, che ha un non so che di speciale, una donna ben in carne e fin troppo solida. Eppure quella mattina, Lucette non riesce ad ammaliare suo nipote, nemmeno con quell’odore invitante di biscotti fatti in casa. Jean resta rannicchiato a letto, sotto la coperta calda e rassicurante per nascondere il suo dolore, per dormire ancora.
“Finché non torna la sua mamma”.
Una giovane donna che ha sempre avuto un sacco di grilli per la testa abbandona il proprio figliolino per Parigi, nell’anno della contestazione e del cambiamento. Una nonna accogliente e accattivante, che possiede una passione sfrenata per il lavoro a maglia. Un nipotino in cerca di rassicurazione e affetto. In questo tenerissimo e struggente romanzo, l’autrice francese tratteggia una storia deliziosa e capace di far riflettere sul significato sottile della parola “famiglia”. Crescere è un processo faticoso e doloroso, ma del resto come ci ricorda Gabriel García Márquez, esergo di un romanzo assolutamente da consigliare:
“La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda”.
“La prima cosa da sapere su Lucette è che è estremamente fedele: va a far visita a vivi e morti con la stessa frequenza”.
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