Quando cadrà la pioggia tornerò
- Autore: Takuji Ichikawa
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2007
Se c’è una ragione per cui l’arte giapponese (che sia letteratura, pittura o i più popolari anime e manga) sia tanto affascinante agli occhi di noi occidentali, è sicuramente la sua capacità di suscitare emozioni attraverso una semplicità a volte disarmante. “Quando cadrà la pioggia tornerò” di Takuji Ichikawa, dallo stile semplice ma non banale, è permeato di dolcezza, malinconia, speranza, senza essere un romanzo retorico e pedante nonostante il tema principale, ovvero la morte di una giovanissima mamma, Mio, che lascia soli il figlioletto Yuji e il marito Takumi. Prima di spirare, Mio fa una promessa ad entrambi, la stessa che recita il titolo: “Quando cadrà la pioggia tornerò”. Con l’inizio della stagione delle piogge tipica della penisola nipponica, Mio ritorna davvero, ma non sotto forma di “fantasma”, proprio lei in carne ed ossa, la Mio dolce, piccola, magra, il viso minuto e i denti accavallati. Nonostante l’inspiegabilità del fatto, Takumi e Yuji non possono che esserne felici: Takumi, pur mettendocela tutta per essere un bravo padre dopo la morte di Mio, a causa della sua salute fragilissima e della sua memoria inaffidabile, mette spesso a disagio il piccolo Yuji. bambino sveglio e paziente. Nonostante il papà (da lui affettuosamente chiamato “Takkun”) si dimentichi di andare a prenderlo al cinema, non faccia mai il bucato e cucini solo cibi precotti, Yuji si dimostra un bambino sveglio, paziente, giudizioso e devoto al fragile Takumi, che senza Mio sembrava essersi annichilito più di quanto lo fosse prima della sua scomparsa. Mio, che secondo Takumi è tornata dal “pianeta Archivio” (una sua costruzione mentale dove vanno tutte le persone che muoiono) non ha memoria della vita precedente alla sua scomparsa, perciò è come se lei, Yuji e Takumi stessero insieme per la prima volta. E parallelamente alla ripresa della sua vita quotidiana, Takumi racconta a Mio il loro primo incontro, lo sviluppo del loro amore, la nascita di Yuji e tutto il resto.
Forse ad un occidentale la surreale storia d’amore di Mio e Takumi sembrerebbe tanto intensa quanto inverosimile, ma solo per un diverso modo di intendere i valori dell’amore e della famiglia: c’è un forte senso di appartenenza in una coppia di amanti giapponesi, che li spinge a vedere l’uno nell’altra ciò che non hanno e ciò che li compensa anche a distanza di molto tempo. Takumi si chiede spesso perché Mio abbia voluto sposarlo nonostante i suoi gravi disagi psicofisici e la sua inaffidabilità. Ma nella lettera finale del romanzo Mio scrive a Takumi:
«Volevo andare incontro a questo mondo insieme a te e a mio figlio».
Takumi desidera stare accanto a Mio e la rende felice talmente tanto che nasce il piccolo Yuji, soprannominato “principino inglese” per i suoi soffici capelli chiari che ricordano più Shirley Temple che un bimbo giapponese. Mio non rimarrà sulla Terra per sempre: terminata la stagione delle piogge, farà ritorno sul pianeta Archivio, ma proprio allora svelerà il segreto del suo ritorno, che mostra come sentimenti quale l’amore incondizionato possono trascendere il tempo e lo spazio, se forti, puri e veri.
Quando cadrà la pioggia tornerò
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