Quando chiama una sconosciuta di Margaret Millar

Quella composta da Margaret Millar, l’autrice di questo libro, e Ross Macdonald (uno dei nomi d’arte sotto cui si celava Kenneth Millar), è davvero la coppia perfetta: scrittrice di libri gialli lei, scrittore di libri gialli lui.
Margaret era votata a svecchiare il giallo classico con trame ingegnose e personaggi affascinanti al punto da essere considerata da molti: “la più grande scrittrice di suspense di tutti i tempi”.
Kenneth, il padre dell’investigatore privato Lew Archer - chi non ricorda Paul Newman in “Detective’s Story” e, dieci anni dopo, “Detective Harper: acqua alla gola”? (a proposito: pare fu lo stesso Newman a cambiargli il nome da Archer ad Harper) – abile nell’innovare quella hard boiler school che aveva trovato in Dashiell Hammet e Raymond Chandler i suoi padri fondatori.
Mai generi e scritture potevano essere più diverse:

“Anche se avessimo cominciato dalle stesse premesse e dagli stessi personaggi, avremmo finito per scrivere libri completamente diversi. Non ci sarebbero venuti uguali neppure se lo avessimo voluto”

dichiarò la stessa Millar ad un intervistatore. Persino nelle piccole abitudini erano distanti: lei preferiva scrivere la mattina, lui il pomeriggio.
Eppure, chi ne ha seguito la carriera, è pronto a giurare che gli anni che hanno trascorso insieme sono stati fondamentali per entrambi per giungere alla completa maturazione stilistica.

Riproposta dalla casa editrice Polillo nel 2012, Quando chiama una sconosciuta è una storia datata 1955: quasi nel mezzo di una carriera iniziata nel 1941 (The invisibile Worm) e terminata nel 1983 (Murder of Miranda).
Un capolavoro dell’intrigo e della suspense, tanto per non smentirci.

Tutto ruota intorno alla figura di una giovane trentenne, Helen Clarvoe, ricca ereditiera ma, al tempo stesso, donna molto sola. Sola… almeno finché non appare dal nulla Evelyn Merrick: un’amica di vecchia data, di cui però Helen non ricorda proprio nulla.
Da qui prende avvio il sottile e perfido gioco psicologico che fa vacillare sempre più l’equilibrio mentale della giovane ereditiera.
Non lasciatevi trarre in inganno. Non azzardate facili conclusioni. Con Margaret Millar non si può essere sicuri proprio di nulla.