Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi
- Autore: Ivano Dionigi
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2018
In questo attento e curato saggio che ha come titolo: “Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi”, Ivano Dionigi, ordinario di Lingua e Letteratura Latina, richiama i grandi classici per spiegare gli avvenimenti di oggi. Non è recente un costante aumento di interesse per i testi del mondo classico che appaiono sempre di stringente attualità.
Il momento attuale invita a spingere al massimo le proprie capacità di intelletto che nel suo etimo proviene dal latino “Intelligere” cioè raccogliere e comprendere quello che sta all’interno, andando in profondità per comprendere la relazione tra le cose.
Oggigiorno vi sono diversi saperi specialistici e una tecnologia che sta sopravanzando la cultura e che si manifesta sulla fenomenologia delle parole, dei concetti. I classici sono un antidoto al tempo, difendendo dal suo trascorrere e dalle mode in quanto classico non è ciò che è già stato, ma ciò che ha da essere.
L’ideale di vita è stato preso in esame da tutti i filosofi da Aristotele in poi, catalogandone alcuni modelli soprattutto nel dualismo tra vita attiva e quella contemplativa. Uno dei protagonisti del saggio è Seneca, con il suo ozio militante. Seneca aveva sperimentato la vita attiva come consigliere di Nerone nel quinquennio 54-59 a.C.; preparava i discorsi dell’imperatore ed era divenuto uno degli uomini più influenti dell’Impero. Seneca però ad un certo punto vira, contrappone il negotium, l’impegno politico, all’otium.
Il popolo, sostiene Seneca, non segue il sapere, non riconosce il bene comune, si contenta delle consolazioni del Principe, “il Popolo gode nell’affidare il Potere al turpe”.
Lucrezio è in certo qual senso l’anti Seneca, richiama l’epicureismo, afferma che il pensiero deve andare al di fuori del mondo; scopre che non vi sono gli Dei, ma infiniti mondi possibili. Con lui tramonta il concetto di città stato, si va verso il cosmopolitismo, prefigurazione della globalizzazione moderna, una concezione ciclica del mondo. Un eterno ritorno ciclico che istillava e diffondeva un’area di pessimismo.
Lucrezio varca il limite sulla scia di Epicuro. L’inno di Epicuro in apertura del “De Rerum Naturae” esprime la visione di chi ha osato varcare le barriere dell’Universo, dove ha trovato degli Dei che non si interessano dell’Umanità ed ha visto che non vi è un unico Universo. Lucrezio sostiene che i sentimenti sulla divinità, sul culto degli Dei e la nostra Cupido degli averi, derivano tutti dall’ignoranza e dalla paura della morte.
Questa ignoranza è prerogativa anche dei filosofi, che quando la vita gli scorre agevole, sono razionalisti, laici, ma quando arrivano le tenebre, una malattia, la notte, sono anch’essi ricattati dalla paura della morte. Sono espressioni terribili dove Lucrezio appare come un grande visionario. L’ultimo capitolo contiene un suggestivo dialogo tra Seneca e Lucrezio che in esergo riporta una significante citazione di Flaubert :
Quando gli Dei non c’erano più e Cristo non ancora, vi è stato un momento in cui è esistito l’uomo solo.
I classici hanno guardato la solitudine in faccia ed hanno avuto la forza delle persone che crescono da sole.
Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi
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Molto interessante!
Oggi più che mai abbiamo bisogno di tornare alla cultura classica e rimettere al centro l’Uomo .
Grazie per la recensione. Lo leggerò!