Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler
- Autore: Manja Präkels
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Voland
- Anno di pubblicazione: 2023
Il punto di osservazione unipolare attraverso cui si esamina il realsocialismo dell’ ex DDR difetta di imparzialità. Concentrato sui presunti “limiti” del comunismo applicato, tralascia di evidenziarne la valenza anticapitalista. Prima della distruzione del muro di Berlino - ufficialmente, e non a caso, denominato Antifaschistischer schutzwall, cioè difesa antifascista - la Germania dell’Est è riuscita a preservare per quarant’anni anni i propri cittadini dall’ipnosi consumista, assicurando d’altro canto valori, diritti civili e sociali senza eguali in Europa.
Ammesso – e non concesso - che il governo comunista dell’ex DDR non fosse il migliore dei mondi possibili, il mondo succeduto alla caduta del Muro (e, poco dopo, dell’Unione Sovietica) si è rivelato ben peggiore.
Eretto sui mantra mistificatori della democrazia e del benessere alla portata di tutti, l’altro muro, il muro globale fascioliberista, si è rifatto con gli interessi sul pianeta: per gli ex abitanti della Germania dell’Est si è trattato di un passaggio nodale, di fine innocenza. Da popolo ideologicamente immune alle sirene del capitale, a popolo reificato al ruolo di consumatore pedissequo e inconsapevole: il salto è stato nel vuoto, e la caduta libera continua ancora adesso.
Significativo che i climi narrativi del romanzo d’esordio di Manja Präkels dal titolo Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler (traduzione di Silvia Morante e Stephanie Kunzemann, Voland, 2023) – mutino con il mutare della storia della Repubblica Democratica Tedesca che è di sfondo.
Tra dinamiche familiari, organizzazioni giovanili, primi amori, pedagogismi di gruppo e affettuose ironie, i registri della prima parte (ambientata prima della caduta del Muro), si declinano nei toni dolci/amari del romanzo di formazione. Tra neo-nazismi, droga, nichilismo, proto-consumismo, pestaggi, caccia alle “zecche” rosse, si dispiega invece il resto del romanzo, restituzione caustica, cronistica, politica, ed esistenziale insieme dello smarrimento collettivo seguito al dissolversi della DDR.
Manja Präkels è stata cittadina della parte comunista della Germania, e tanto del suo gigantesco romanzo d’esordio, è quindi di estrazione autobiografica. L’inizio della fine di un mondo ancora incorrotto, nel libro è recepito quasi incidentalmente, il crollo del muro di difesa antifascista come evento quasi reversibile.
Decoravamo le tartine con pezzi di cetriolo, quando nel salotto accanto ci fu uno strano silenzio. “Non raccontare balle, Bodo, te lo puoi scordare”. Continuando a mangiare e bere, la notizia passò in secondo piano. La caduta del Muro rimase una diceria di cui gli invitati alla festa trovarono conferma solo la mattina seguente al risveglio della sbronza. Nostra madre (attivista politica, ndr) riteneva che fosse una situazione temporanea. “Dobbiamo essere d’esempio!”. Però l’insegnante di inglese e un bel po’ di studenti non vennero a lezione. Nostro padre rimaneva inchiodato davanti al televisore. Per la nonna era chiaro che si trattava di un bellissimo regalo di compleanno (…) Si fece un pianterello e ci spiegò che noi dovevamo andare subito di là, adesso che era possibile.
Tradotte a posteriori, le parole pronunciate dalla nonna suonano come le ultime parole famose di un’intera nazione: l’ingenuo richiamo dei tedeschi dell’Est verso il Paese dei Balocchi occidentale è quasi pinocchiesco.
In un modo o nell’altro, la tranquilla cittadina del Brandeburgo dove Mimi (io-narrante del romanzo) trascorre il transito meta-significativo dall’infanzia all’adolescenza, sarà forzata a rivedere i capisaldi sociali su cui poggiava, e a confrontarsi al contempo con la violenza – sotterranea e/o eclatante – delle società capitaliste. Come insegna la storia del burattino collodiano libertà (solo apparente) e (vacua) spensieratezza richiedono un prezzo, quantificabile in un cambiamento di stato: la mutazione da semplici burattini a burattini desideranti a vuoto. Per i tedeschi dell’est, per le altre popolazioni dell’est europeo, per il resto del mondo capitalisticizzato, è stata questione di un lampo abbagliante. O di un Muro abbattuto nel tripudio generale di una folla (attori e spettatori) ipovedente.
La neo-libertà acquisita dai neo-cittadini della Germania Federale è esclusiva libertà di consumo: i primi segnali della metamorfosi sociale in atto sono introdotte dall’autrice, in diversi passaggi del romanzo. Eccone qualcuno:
Le persone per strada erano cambiate. Stava emergendo qualcosa di loro che prima era rimasto nascosto? Erano davvero arrivati gli androidi? Probabilmente la maggior parte della gente indossava solo dei vestiti diversi, adesso era l’Ovest a fornire i capi di abbigliamento. La scoperta dei nuovi bisogni era accompagnata da infinite discussioni, il cui tono oscillava tra l’euforico e il sospettoso.
Denaro dall’Ovest. Le vetrine erano diventate troppo piccole. Eppure fino a poco tempo prima erano praticamente vuote. La gente stava in estasi davanti ai negozi. Sembrava che tutte le promesse della pubblicità si fossero riversate direttamente negli scaffali.
(…) la gente per strada era diffidente nei confronti delle mie domande, e del mio aspetto. Alcuni giovani che indossavano magliette del gruppo rock Bohse Onkelz non vedevano l’ora di prendersela con me. “Ehi, vieni qui, ti sistemiamo noi, zecca”. Il sole splendeva, dei bambini dalle guance paffute mi passarono davanti con i loro coni gelato gocciolanti. In sottofondo si sentivano le colombe tubare tra gli alberi. Perché a qualcuno veniva voglia di fare cattiverie in una giornata così?
La domanda ha spessore ontologico, ma è anche un pleonasmo, in quanto il virus occidentale della violenza si è già introdotto nell’organismo imperfetto – ma anticapitalisticamente organizzato - della vecchia DDR.
Nel giro di poco tempo, i cittadini della DDR diranno addio al vecchio mondo e alla loro età dell’innocenza - addio alla vecchio sistema scolastico, all’organizzazione dei giovani “pionieri” comunisti, al collante ideologico, al sol dell’avvenire comunista attraverso le imprese dei cosmonauti sovietici, alle imprese sportive degli atleti tedeschi della DDR-.
Il “mondo nuovo” che è succeduto al vecchio non prevede solidarismi, quanto piuttosto confusi revanscismi hitleriani di ragazzi dediti alla droga e alla caccia ai comunisti.
Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler (Hitler è il nome di battaglia di un compagno di infanzia di Mimi, convertitosi alla doppia causa dello spaccio e del nazismo) è, in ultima analisi, un romanzo con dentro il coraggio civile, il pathos, l’ironia e l’immediatezza dei libri-capolavoro. Se volete farvi un’idea sganciata dalla storia ufficiale sulla Germania dell’Est, non potete prescindere dalla sua lettura.
Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quando mangiavo ciliegie sotto spirito con Hitler
Lascia il tuo commento