Quattrocento
- Autore: Susana Fortes
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2005
Il 26 aprile 1478 è un giorno rimasto impresso nella storia di Firenze e del Rinascimento italiano, scritto nel sangue versato durante quella che è stata definita la "congiura dei Pazzi" ovvero il tentativo, da parte della ricca famiglia fiorentina, di usupare il ruolo di Signore a Lorenzo de Medici. Per due giorni, Firenze si è tramutata in un turpe inferno, dopo il tentato assassino all’interno della cattedrale.
Susana Fortes scrive "Quattrocento" partendo da questo fatto storico, a cui aggiunge la figura inventata di Pierpaolo "il Lupetto" Masoni e della sua enigmatica Madonna, ma anche quanto emerso da reali scoperte storiografiche riguardo un congiurato, rimasto allora nell’ombra.
Sono due i protagonisti dell’opera: Ana Sotomayor e Luca di Credi. La prima è una studentessa spagnola arrivata nel capoluogo toscano grazie ad una borsa di studio per ultimare una tesi sul Masoni; il secondo è un ragazzo dell’epoca rinascimentale con il sogno di diventare artista, diretto alla bottega del Verrocchio e che diventerà l’apprendista del Lupetto.
I due sono separati da secoli, ma simili, entrambi in fuga dal loro passato ed in cerca a Firenze di un qualcosa per dare uno slancio al loro futuro, soprattutto quando le pieghe di strani eventi, legati alla congiura ed al pittore Masoni, li avvolgono. Ana è preoccupata dalla sparizione di alcuni dei quaderni dell’artista e dalla strana ingerenza della Chiesa nelle sue ricerche. Luca è costretto a seguire i bizzarri cambi d’umore del maestro, ma anche quei silenzi in cui si chiude quando si parla di quanto gli è accaduto prima di approfittare delle opere di mecenatismo di Lorenzo. Che ci sia un collegamento tra i congiurati ed i nostri tempi? Sette e società segrete? Qualcosa che ancora oggi vada coperto ad ogni mezzo?
"Quattrocento" è sostanzialmente diviso in due: ad ogni capitolo l’attenzione si sposta da un’epoca all’altra e per questo merita un giudizio separato. Se la Firenze rinascimentale viene mostrata in maniera abbastanza precisa, fatico a comprendere la motivazione che ha portato ad inserire figure inventate di sana pianta, per poi relegare al ruolo di semplici comparse figure del calibro di Lorenzo o di Iacopo Pazzi, l’uno bersaglio, l’altro tra gli ispiratori di quella congiura, rivelatasi in seguito uno dei giorni più sanguinari di Firenze.
Le cose non migliorano quando ci si sposta al presente. L’introspezione e l’analisi interiore della protagonista sono accurate, ma molto spesso cosi prolungate da far perdere il filo delle discussioni. Il finale, poi, più che enigmatico o lasciato volutamente aperto, risulta improvvisato, male argomentato e troppo improvvisato. In postfazione l’autrice spiega come sia passato qualche anno, tra l’idea del romaanzo e la sua pubblicazione, per evitare di unirsi al filone di romanzi storici, successivi al "Codice da Vinci". Probabilmente avrebbe potuto sfruttare meglio tale tempo od aspettare ancora un poco.
Quattrocento
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