Quei sorrisi di noir. Sesta raccolta di racconti in memoria di Marco Frilli
- Autore: AA.VV.
- Genere: Raccolte di racconti
- Anno di pubblicazione: 2022
Giacomo e Carlo Frilli ogni anno ormai dedicano un libro di racconti al padre scomparso, Marco Frilli, che non ha visto l’ascesa degli ultimi anni dei Fratelli Frilli Editori, punto fisso ormai di tanta letteratura di genere che solitamente trova espressione in un romanzo giallo, in un libro noir o in una commistione ibrida tra i due filoni principali.
Chi scrive trova che in Italia siano tantissime le case editrici che dedicano uno spazio al romanzo di genere giallo-noir, basti pensare ai “gialli Mondadori” per fare un solo nome altisonante. E sono quelli che meno patiscono la crisi a causa di lettori che non crescono, come se non ci fosse un cambiamento generazionale, dovuto anche alle nuove tecnologie. I giovani ormai hanno sposato la causa degli eBook, non tutti, chiaramente.
I Fratelli Frilli hanno trovato saggio legarsi a degli autori bravi capaci di portare nuove idee sulla scena del delitto. È assurdo pensare che si possa parlare di tutti e cinquantasei i racconti del libro, editi con la curatela di Armando D’Amaro; ma di certo tutti hanno superato la difficoltà di poter mettere in moto un comportamento criminale e poi trovare il bandolo della matassa nel giro di poche pagine.
I racconti di Quei sorrisi di noir. Sesta raccolta di racconti in memoria di Marco Frilli (Fratelli Frilli, 2022) sono più o meno ironici e nelle pagine Marco Frilli torna come fantasma o come una persona da ricordare. Più che di racconti gialli potremmo parlare di “racconti di atmosfera”, dove la dimensione thriller è solo accennata.
Altri autori, invece, hanno utilizzato i loro celebri commissari o poliziotti o avvocati divenuti ormai riconoscibili per ringraziare chi non c’è più, che non ha potuto accorgersi che alcuni autori stavano crescendo libro dopo libro.
Un’ultima cosa da mettere in luce, prima di passare a una sintesi dei racconti, è la forte componente ironica. La prefazione è stata scritta dall’attore comico Dario Vergassola, che deve ribadire che ridere della morte, perché in qualsiasi giallo c’è un potenziale omicida e un assassinato, che nei noir diventano di più le persone che perdono la vita. Che poi il successo della letteratura di genere è dato proprio da questa distanza che si mette con la morte perché bisogna prima chiarire l’omicidio. Quindi paradossalmente scrivere delle ultime ore della vittima oppure degli ultimi mesi o anni di chi soccombe ha sul lettore un potere calmante, perché il bravo scrittore allunga con le indagini le vite di chi è sparito tra i vivi.
Quindi non stupiamoci più se un familiare ci dà la buonanotte dicendo che si va a rilassare per prendere sonno con le ultime pagine dell’indagine del commissario X. In realtà i lettori di gialli e noir sono persone tranquille, solo una minima parte di loro sono insonni che devono finire il libro per mettere un punto all’indagine. Prevale la "normalità", parola abusata che ormai non significa più molto, ma credo opportuna alla fine di questa breve analisi sul successo costante e crescente dei Fratelli Frilli rimasti.
Chiaramente nella lettura si inizia dagli autori che si conosce meglio e non proprio stranamente hanno messo su carta i racconti migliori.
Quindi partirei con Roberto Negro, che avevo già apprezzato per il romanzo Il male dentro. Una nuova indagine per il commissario Scichilone (Fratelli Frilli, 2022).
Anche nel presente racconto c’è il commissario Scichilone, che si ritrova addormentato per terra per eccesso di rum, per la delusione di una amica che all’ultimo momento ha cambiato programma. Siamo a Ventimiglia, anche per ribadire quanto Liguria c’è nei Fratelli Frilli, editori di Genova. Il commissario va a lavoro in modo mesto, dopo aver preso il suo primo caffè nel bar di fiducia e si ritrova con un prete che si fa passare per la sorella, Fabrizia, per dare il tormento con più di cinquanta messaggi al giorno a un quasi trentenne, bello e sposato; e poi ancora la storia di un gay che simula anch’esso di essere una donna e intrattiene una relazione di messaggi e immagini finché non decide di conoscere il camionista che ha abbordato. Solo che il tipo che ha scoperto l’inganno non se ne va via deluso, ma picchia in modo violento l’uomo che lo ha trascinato a Ventimiglia. Non ci sono morti, in questo racconto; ma poteva accadere e forse è solo per un caso, la brevità, che il morto non fa capolino in queste belle pagine.
L’altro scrittore che conosco prima ancora di essere nella scuderia Frilli e di cui ho letto quasi tutto è Mauro Biagini che chi scrive ha soprannominato "il giallista gentile", in primo luogo perché lui scrive di una zona piuttosto conosciuta di Milano, che negli anni Settanta era un "postaccio" ambiguo e pericoloso, dove girava molta droga pesante; mentre invece, ora, è il quartiere degli artisti, ma anche di borghesi agiati che hanno ricostruito le vecchie abitazioni, pieno di locali e di bar. Ora Porta Venezia, a Milano, è un quartiere ambito. La gentilezza di Biagini si esprime con un italiano perfetto dal quale sono pressoché bandite le parolacce e poi nella figura dell’investigatrice, che non è una bella donna alla C.S.I., ma Delia che di mestiere fa la magliaia. Biagini coinvolge nel suo racconto Marco Frilli che, nell’invenzione, a un certo punto si accorge di una bellissima donna in pelliccia.
Nel racconto sarà proprio Delia che dirà a Marco chi è quella splendida bionda. Infatti il titolo del racconto è, non a caso, La Venere in pelliccia.
Due bellissimi racconti e gli altri non sono da meno, tanto che anche noi lettori ci sentiamo di dire: grazie Marco, che ti sia lieve la terra.
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