Quello che mi spetta
- Autore: Parinoush Saniee
- Categoria: Narrativa Straniera
Chi sei, donna? Cristiana o musulmana, europea o asiatica, sei comunque un “ripiego” alla tua nascita (si augurano “figli maschi”!), una preoccupazione in più nella crescita (quando, in realtà, è provato che sono molto più problematici i maschi, sensibili all’influenza del “branco”), a pochi importa se studi o no (in fondo, la tua massima realizzazione deve essere nella famiglia e nei figli), ti vengono richiesti sopportazione e sacrifici perché, si sa, la donna è fatta per questo, e in vecchiaia ci si aspetta che tu metta da parte definitivamente ogni tua aspirazione per dedicarti ai nipoti.
Eccessivo? Deprimente? Provate ad andare oltre le apparenze, a considerare i vari comportamenti e le mentalità proprie della società occidentale, e concluderete, come sempre, che tutto il mondo è paese, e che chi ci rimette, il più delle volte, sono proprio le donne, magnificate se si annullano negli altri, biasimate se si permettono di sfoderare un poco di sano egoismo per difendere un diritto.
La protagonista di questo romanzo si chiama Masumeh, ma facciamo fatica a ricordarcelo: il suo nome non viene quasi mai citato. Forse perché parla in prima persona, o, più probabilmente, per sottolineare la sua “spersonalizzazione”, il suo non essere individuo. Masumeh vive in Iran, in bilico fra la mentalità chiusa di Qum, suo paesino natale, e quella progressista di Teheran, dove la sua famiglia si è trasferita, e attraversa i cambiamenti politici e sociali che intercorrono dal regime dello Scià, alla cui tirannia il popolo si ribella, fino ad una dittatura ben peggiore: quella del fanatismo religioso. Per la dolce Masumeh, comunque, cambia poco: sostenuta da un padre buono ed aperto, osteggiata da una madre fanatica e succube dei figli, mal tollerata dai fratelli che colgono l’occasione di una “tresca” fra lei e il giovane farmacista Saeid per darla subito in moglie. Perfino il padre, deluso dal “terribile peccato” della figlia, le volta le spalle, ed è solo merito di una vicina se viene scelto uno sposo appartenente ad una famiglia “moderna”. Ci si aspetterebbe comunque una storia di umiliazioni e magari percosse, invece Masumeh si trova legata ad un marito che non la costringe a niente, la spinge a studiare e ad essere indipendente, ma d’altro canto, preso dalla sua missione politica, la trascura del tutto insieme ai figli. Masumeh fa di tutto per portare avanti la famiglia, far studiare i figli e sistemarli, trovando in sé una forza inaspettata. Ma un giorno, dopo trent’anni, rivede Saeid. Il loro amore potrebbe giungere a compimento, ma non ha fatto i conti con l’egoismo di chi considera Masumeh niente più di un “ruolo” a disposizione della sua famiglia...
Il lettore che non sapesse che si tratta di un romanzo penserebbe di trovarsi davanti ad una testimonianza di vita vissuta, per lo stile essenziale, che sfuma certi particolari e ne rimarca altri di poco conto, come chi ricerca nella propria memoria un vissuto. La questione politica rimane in sospeso: chi non fosse informato sull’attualità non capirebbe neppure quale regime sia succeduto allo Scià, percependo solamente il momento di grande confusione e contrasti. A parte questo, la trama appassionante, condita dallo scontro di varie mentalità contrastanti, ne fa un romanzo interessante da leggere e difficile da abbandonare, che lascia l’amaro in bocca e mille riflessioni in testa: il romanzo di una vita prigioniera degli altri, ma, infine, anche di sé stessa.
Quello che mi spetta
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è proprio se si può dire attuale questo libro,
anche se di attuale c è di fatto che la donna era, è ,e sicuramente lo sarà considerata subordinata all uomo, ma sempre più unica.