Questioni delicate che ho affrontato dall’analista
- Autore: Matthew Klam
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: minimum fax
Disincantato e ironico sono i primi aggettivi che mi vengono in mente leggendo questo libro, perché disincantato e ironico è il modo di raccontare di Matthew Klam. Una lettura che ci porta nel delicato mondo dei rapporti a due, dei rapporti tra uomo e donna, nel momento in cui questo rapporto subisce una sterzata o cerca di decollare e conseguentemente un’analisi dei sentimenti e delle paure che un tale percorso porta con sé.
Pubblicato da Minimum fax nel 2002, Questioni delicate che ho affrontato dall’analista è una raccolta di racconti, sette per la precisione, tra cui quello che dà il titolo all’intera opera. Ci si può ritrovare chiunque in queste short stories: uomini che passano di donna in donna per poi innamorarsi di un uomo; uomini che non sanno gestire situazioni difficili o pesanti; uomini che pensano che la propria vita sia un fallimento ritenendo le altre migliori; uomini che hanno a che fare con donne isteriche, con donne gentili, con donne sull’orlo di una crisi di nervi; ma soprattutto uomini indecisi, poco convinti, attesi al varco dalla vita adulta o da quello che in qualche modo essa pretende da loro. Un varco che qui è ben rappresentato da un matrimonio o dall’avere un figlio.
Tutto questo verrà riversato sulla coppia che si vedrà tutto ad un tratto spiazzata, disorientata, frastornata. Una coppia che ha tutte le carte in regola per fare il grande salto ma che non ci riesce. Ce la farà questa coppia a superare lo scoglio più grosso che si intravede all’orizzonte, ossia la quotidianità, la cristallizzazione di un mondo dal quale cercare un qualche riparo perché impreparati, impauriti o semplicemente disorganizzati, la staticità e la monotonia di un rapporto che forse altro non è che la staticità della propria vita?
Giorni che si inseguono come onde, e io sono sabbia, sono gli scogli, e i giorni si infrangono su di me, senza sosta.
Sarà sufficiente l’amore? E cosa è in realtà questo “amore”?
Se lo chiedono i protagonisti, ce lo chiediamo probabilmente noi quando ci troviamo davanti a un simile decision point, se lo chiede soprattutto l’autore e lo fa in modo divertente, ironico ma sempre “glacialmente” serio.
Particolarmente interessante è l’ultimo racconto, Sposarsi in Europa, in cui la drammaticità della scelta si scontra con la solitudine e l’incapacità-di-stare-bene ataviche, vedendo l’imminente matrimonio come una via di salvezza anche quando ha delle basi fragilissime. Come potrebbe essere possibile una cosa del genere?
Questioni delicate che ho affrontato dall'analista
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