Racconto di primavera di Leonardo Bonetti

Secondo volume di una quadrilogia delle stagioni che si annuncia davvero originale nel panorama letterario nostrano, "Racconto di primavera" si presenta da subito come un libro fuori dagli schemi.
L’esordio, infatti, è dei meno previsti: un coro o dialogo tra alberi e bambine.
Oltre alla dimensione fiabesca e lirica che immediatamente rapisce, è necessario osservare come la lingua divenga uno degli elementi principali della pagina. Dopo il precedente "Racconto d’inverno", Leonardo Bonetti ha infatti modellato la rappresentazione con una varietà e leggerezza ricche di pathos e echi novecenteschi. Ad avvalorare questa gamma di risorse espressive, il vero e proprio corpo del romanzo è tutto in un mondo di personaggi che incarnano la fine del secolo scorso, la crisi delle ideologie e la frattura definitiva del personaggio-uomo.

La domanda è questa: si tratta davvero di un romanzo? La struttura appare tradizionale, infatti, e lo stile equilibrato a trattenere l’esuberanza di uno stile a tratti espressionistico. Ma ciò che emerge, ad una lettura attenta, è il taglio profondamente innovativo di una lente che punta alle origini della contemporaneità. Il libro, cioè, affonda le radici (proprio come gli alberi che hanno tanta parte nel testo e nella mitologia che ne deriva) nei momenti di un passaggio cruciale avvenuto a cavallo tra gli anni ottanta e gli anni novanta, scoprendo i germi di un futuro che è ora presente: la condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, sradicato e senza più le certezze proprie della prima metà del secolo scorso.

Siamo di fronte, insomma, a un libro che affronta in modo radicale e senza infingimenti, una questione di identità della nostra cultura, se siamo cioè ancora capaci di scavare dentro la memoria del novecento con la necessaria lucidità e, al tempo, senza dismettere dalle peculiari risorse della grande letteratura, della tradizione illustre della nostra lingua.
È infatti sul metro di una ritrovata e rinnovata attenzione alla costruzione sintattica forte, che non rinuncia a un periodare più disteso e, al tempo stesso, pieno di movenze inaspettate, ritmicamente variegate, che "Racconto di primavera" diventa uno degli episodi più rilevanti della letteratura dell’ultimo decennio.