Rayuela. Il gioco del mondo
- Autore: Julio Cortázar
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2015
“Rayuela” è il gioco del mondo, in Italia più noto con il nome di campana. È un gioco molto antico e stupisce sapere che sia conosciuto e praticato in tutto il pianeta. Nella storia raccontata da Julio Cortázar, il riferimento a questo gioco è letterario e metaforico. L’autore, già prima dell’inizio della sua opera, mette il sasso nella mano del lettore che può, a scelta, optare per una lettura tradizionale o a saltarello, saltando allegramente tra la prima parte del romanzo (“dall’altra parte”), la seconda (“da questa parte”) e la terza (“da altre parti”).
Se la prima si riferisce chiaramente alla vita di Horacio a Parigi, dove si circonda di una corte di strampalati intellettuali dall’animo astratto, che in fondo detesta, e si imbatte in una passione conflittuale con la terrena (e fragile, e meravigliosa) La Maga, che in fondo ama, la seconda parte è il ritorno nella sua terra di origine, l’Argentina, dove ritrova se stesso o forse ancor meglio finisce di smarrirsi, conducendo un’esistenza parallela a quella del suo vecchio amico Traveler e della moglie Talita.
Parallelismi, pertanto, o contrapposizioni.
Parigi-Buenos Aires. Horacio-Traveler. Talita-La Maga. La Parigi delle strade liberty e dei decadenti ritrovi per artisti appassiti, la Buenos Aires dal realismo magico, tra un circo e un manicomio. Sovrapposizioni e acrobazie che sembrano riportare a un gioco di specchi, proprio perché talvolta è necessario scrutare nell’altro per guardare se stessi, in un percorso che dalla terra giunge al cielo (citazione dal gioco della Campana) ma che le regole del gioco impongono di terminare sulla terra.
La terza parte, quella superflua volendo, è tuttavia l’estensione della narrazione, il flusso di coscienza di Julio Cortázar, che rompe tutti gli schemi della storia, rendendola autentica, originale, viva, eterea, strampalata, filosofica, realistica, pazza, magica, divertente e tragica, e pertanto umana. Citazioni, pensieri, riflessioni, dietrologie, approfondimenti, inserti senza apparente collegamento, linguaggi inventati (il “gliglico” del capitolo 68 è stupefacente, il romanzo meriterebbe di esser letto già solo per questa paginetta che nel bel mezzo del racconto strizza l’occhio al lettore, aumentando la complicità con la follia - o la genialità - dell’autore).
La trama c’è e un senso profondo in tutto questo bailamme anche, ma non possono certamente essere raccontati qua (anche perché credetemi non è affatto facile!). Personalmente, ho accettato di leggere “Rayuela. Il gioco del mondo” col metodo del “saltarello”, non nascondo di essermi persa più volte in una sorta di labirinto magico, ma più questo accadeva e più la lettura diventava accattivante, elevandosi, sebbene in ogni smarrimento ci sia sempre qualcosa di disturbante.
Un gioco, quindi: per quanto grottesca e spietata sia talvolta la vita, forse Julio Cortázar vuole rammentarci che la cosa più seria da fare, sia proprio giocarci su.
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