Re Nudo Pop & altri festival. Il sogno di Woodstock in Italia
- Autore: Matteo Guarnaccia
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Hair all’italiana: non ho visto ragazzi coi capelli corti nel docu-film sul raduno di Alpe del Vicerè compreso nel cofanetto “Re Nudo Pop & altri festival” (Matteo Guarnaccia, VOLOlibero, in questi giorni di nuovo in libreria). Nemmeno l’ombra di un ragazzo coi capelli corti e neanche di fascisti "mascherati" e poliziotti in questo rewind per parole (libro), musica (cd) e immagini (dvd) che annovera buona parte dei sogni beat del proletariato giovanile nella sua stagione più “leggera”: sesso, droga & rock and roll tra il 1968 al 1976. La polizia verrà dopo, insieme ai duri e puri del movimento passato alle cattive maniere, ai lacrimogeni, ai polli congelati che volano nell’aria, ai processi ai cantanti, al clima rovente di tensione per cui si ricorda l’ultimo dei Parco Lambro di “Re Nudo”, il terzo, quello senza più poesia, del 1976, appunto.
Il libro di Guarnaccia non tergiversa sul capolinea del Grande Sogno, ma è soprattutto alla sua apoteosi che fa da controcanto, in poco più di centoventi pagine fitte fitte di fotografie, poster, amarcord e contribuiti sparsi: Majid Valcarenghi, Claudio Rocchi, Claudio Fucci, Enzo Gentile, Bruno Casini, Massimo Pirotta, tutta gente che all’epoca era del “giro”, c’era, faceva, scriveva, suonava, brigava per un’Italia nuova, diversa, liberata, virata pop. Per farvi un’idea di cos’era la Nazione prima della new wave prog/rock, date un’occhiata al passaggio con cui Guarnaccia - dopo la tappa obbligata di Woodstock e isola di Wight - spiana la strada al nocciolo del suo viaggio. Si trova tra le pagine 51 e 53 del suo "Re Nudo Pop...":
“In Italia, intanto, la cultura rock annaspa (ma no!, n.d.r.). Nulla di paragonabile a quello che avviene nel resto d’Europa, il ritardo è imbarazzante: ci sono almeno cinque anni di sfasamento temporale. Questo genere musicale rimane un fenomeno di nicchia, pittoresco e frainteso, poco diffuso e a cui le autorità e i mass media nazionali si ostinano a riconoscere pericolose virtù sovversive/trasgressive, già ampiamente evaporate. Qui il rock, tolto quello in maschera e lustrini di Little Tony, fa ancora paura”.
E insieme al rock fanno paura i capelloni, gli spini, le ragazze con le tette al vento, le nuove idee, i nuovi stili di vita, la stessa rivista “Re nudo” megafono di tutto quanto fa(ceva) underground e free culture, senza le molotov, a via di inchieste, interviste, synt e chitarre distorte. Per le ri-tinteggiatura del pianeta a tinte pastello la musica era - all’epoca - un volano potentissimo e la sua forza d’urto poderosa, i festival giovani inglesi e americani fungono da apripista: la psichedelia hippy fa a meno della politica, il corpo è liberato, i costumi idem e per la mente ci pensano i liberi adattamenti di filosofie orientali con il supporto di qualche erba vietata per legge. “Il sogno di Woodstock in Italia” (come dichiara il sottotitolo del libro) è lungo uno stivale e inizialmente spensierato, i festival pop si diffondono come un contagio in tutta la Penisola, col patrocinio di "Re Nudo" e senza: è un virus, una sfida, una scommessa, un atto liberatorio, un credo, una magia, la magia che Guarnaccia sa raccontare in progress, passo passo, regione per regione, raduno dopo raduno, con taglio appassionato quanto lucido e minuzioso.
C’è anche un cd compreso nel prezzo del cofanetto (39.90 Euro), contiene le musiche inedite di un Franco Battiato d’antan (vestiva da fricchettone, smanettava coi suoni campionati e sfoggiava una chioma alla Branduardi), di un Claudio Rocchi new age più che mai, dei Garybaldi di Fossati, di diversissimi proto e vetero beatnik che anche sulla scorta del loro prog/rock hanno scritto la bella stagione peace & love della giovane Italia prima della tempesta di piombo.
Re Nudo pop & altri festival. Il sogno di Woodstock in Italia. 1968-1976. Nuova ediz.
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