Ricordo quasi tutto
- Autore: Fulco Ruffo di Calabria e Concita Borrelli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2016
“Ricordo quasi tutto” (Mondadori, 2016) è un coinvolgente affresco di storia personale e familiare di Fulco Ruffo di Calabria, nato a Buenos Aires nel 1954, esperto d’arte, organizzatore di mostre ed eventi culturali, redatto insieme alla giornalista Concita Borrelli, già avvocato e autore televisivo.
Fulco Ruffo di Calabria dei Principi di Scilla appartiene a una delle famiglie più antiche e blasonate d’Europa, che vanta fra i suoi membri re e regine, principi e principesse, cardinali ed eroi. Celebre è il nonno Fulco Ruffo di Calabria (Napoli, 12 agosto 1884 - Ronchi di Apuania, 23 agosto 1946), del quale l’autore porta con orgoglio il nome, “eroe complesso e complicato”, asso del Servizio Aeronautico del Regio Esercito nella I Guerra Mondiale e medaglia d’oro al valor militare. Don Fabrizio, il padre di Fulco, ha guidato l’intero clan dei Ruffo di Calabria dal 1975 fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2005. Don Fabrizio, figlio di Fulco e di Luisa Gazelli dei conti di Rossana e di San Sebastiano, ha avuto sei fratelli, l’ultimogenita è Paola, la quale dal 1993 al 2013 è stata la regina dei Belgi come consorte di Alberto II, ritenuta, durante la sua giovinezza, una delle più belle principesse d’Europa. Se è vero che
“una grande famiglia è una famiglia disseminata, divisa, complicata, persa, ritrovata”
e che
“l’albero genealogico segna rami che a volte non si sono mai toccati, e a volte si sono uniti indissolubilmente”
della propria famiglia l’autore ricorda quasi tutto. Ed è naturale che questi ricordi si siano accesi nel palazzo romano di via Jacopo Peri 1, situato nel quartiere Pinciano quasi di fronte all’ingresso della Galleria Borghese. Era qui che la nonna Luisa abitava, nel palazzo costruito da suo padre il conte Gazelli, ed era qui in un enorme appartamento di Palazzo Ruffo che Fulco insieme al fratello Augusto, (gli altri fratelli sono Imara, Umberto e Alessandro), trascorreva le vacanze pasquali. La dimora di Nonna Luisa,
“signora piemontese di nascita. Molto parca, al limite del parsimonioso”
conservava un odore di legno buono e caldo che saliva dal pavimento
“e mi dava il benvenuto con elegante familiarità”.
Durante un’alba romana, circondato da pini e silenzio, l’autore è tornato, a due passi dallo zoo, da via Peri e da un lungo viaggio per dare inizio questa volta a un “viaggio autobiografico”, nella memoria.
Tutto ha avuto inizio, in corso Galileo Ferraris a Torino, dove il piccolo principe viveva. Negli anni Sessanta le stagioni erano proprio quelle di una volta. Ottobre
“s’impossessava dei gialli, dei marroni e di tutti i rossi che facevano elegante una città”.
Erano proprio le foglie cadute, la campanella d’inizio della scuola. Fulco frequentava la scuola elementare Giosuè Carducci in Corso Matteotti. I piccoli alunni erano tutti eguali nei loro grembiulini neri con un grande fiocco blu sia che si chiamassero Edoardo Agnelli o Raimondo Balbo dei conti di Vinadio. All’ora di pranzo era un autista che veniva a prendere Edoardo e Margherita Agnelli, mentre
“la nostra signorina, Natalia Bonetti, giovane trentina di Cles, capelli corti, dall’aspetto non proprio appariscente, veniva a prendere noi”.
Indimenticabili le estati trascorse in Versilia con “le Apuane alle spalle e la faccia al mare”, a Poveromo, frazione di Ronchi, in provincia di Massa Carrara nella villa di famiglia illuminata dalla presenza della zia Paola, in versione “marina”: pantaloni Capri, camicia a fiori di Pucci e il foulard legato sulla testa. Troppo bella la regina del Belgio
“nel modo più semplice, charmoso, irritante”
a qualsiasi ora del giorno e della notte,
“la numero uno”.
In questa sorta di “diario geografico” di un uomo che forse ha visto “troppi luoghi”, citiamo Roquebrune-Cap-Martin, in Côte d’Azur che “ti invita ai ricordi senza che tu lo voglia”, all’ombra di Luchino Visconti. Ancora, “il lusso di emigrare” a Cablerie de Charleroi in Belgio, dove in un’industria di cavi elettrici per bassa e alta tensione, l’autore compì la prima esperienza lavorativa. Gli anni in Belgio significarono
“una buona e affettuosa frequentazione”
nella residenza reale di Belvedere a Bruxelles con i Reali del Belgio e i loro figli, i cugini di Fulco: Philippe, l’attuale re del Belgio, Astrid e Laurent. C’è il Salento e Lecce e c’è stata anche l’Africa nella vita di Ruffo di Calabria, dove l’autore si è recato per lavorare nella società del padre, un padre
“che ha dato controvoglia, e credo non per avarizia. Piuttosto perché le cose
dovevano nascere e dissolversi senza secondi padroni e senza aspettative”.
Solo con la maturità Fulco Ruffo di Calabria ha compreso e perdonato suo padre, giacché
“non c’è un’algebra o una giustizia che dà e toglie. Ci sono soltanto le persone che raccolgono ragioni, sentimenti, e destini. Che affrontano ognuno per la propria parte le giornate e le tragedie. L’unica nostra tenerezza consentita è forse ricordare le vite degli altri con attenzione e rispetto”.
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