Rino Gaetano, un mito predestinato
- Autore: Stefano Micocci e Carlotta Ercolino
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Ingresso libero (1974). Mio fratello è figlio unico (1976). Aida (1977). Nuntereggae più (1978). Aldilà di Gianna e/o dei superficialismi televisivi e/o delle semplificazioni fiction e/o degli apologismi, che ne accompagnano il mito, Rino Gaetano rintracciatelo là: nei quattro album incisi per la “it” di Vincenzo Micocci. Non nelle antologie pubblicate postume, e nemmeno negli ultimi, stanchi dischi per la RCA.
La parabola ossimorica – politica e straniata, poetica e acutissima, dirompente - di Rino Gaetano si lega intimamente a quello di Micocci e della sua factory di cantautori in erba (De Gregori, Venditti, De Angelis, Bennato, fra i tanti). Da questa prossimità – umana, prima ancora che artistica – discende, non a caso, il filo rosso di questo robusto (anche nel formato) “Rino Gaetano, un mito predestinato” (TerreSommerse, 2017), succosa “sceneggiatura” stilata a quattro mani da Stefano Micocci & Carlotta Ercolino, ma anche biografia anomala (non pedissequa e non schierata) e raccolta di pareri sul cantautore e il suo mondo sghembo, luci/ombre.
Per dirla in altro modo: gli anni e i giorni di Salvatore Antonio Gaetano (all’anagrafe) nel milieu di una nazione in armi, e di una discografia rivoluzionaria anch’essa, in quegli anni lì (cuore e poi fine Settanta).
Passioni e canzoni di (quasi) un decennio, attraverso la pudicizia, i sogni, gli incontri, la preveggenza, il Folkstudio, le contraddizioni, l’acume, le malinconie, la poetica, le donne, di un sottoproletario con la chitarra. Di un calabrese di Crotone venuto su nella Capitale con più dubbi che certezze. Contro-tendente anche nella fattispecie allo spirito invece sanfedista della sua generazione. Una storia di vita e di morte che in “Rino Gaetano, un mito predestinato” comincia dalla fine. Dall’alba tragica del salto di corsia e dello schianto. A poche pagine dall’inizio del libro, è già il 2 giugno 1981. C’è già Rino che comincia a morire tra le lamiere della sua auto, e c’è la sua breve vita che gli si srotola davanti, come si dice succeda in ultimo a quelli che stanno per andarsene.
Il resto del racconto va avanti via flashback, per approdare infine a una chiusura circolare. Con Fred Buscaglione che accompagna Rino nel trapasso. Un ideale passaggio di testimone aldilà dello spazio-tempo. Speso all’insegna dei destini simili e delle affinità elettive. Consigliabili i fazzoletti, ma senza colpi bassi, ruffianerie.
Più che come sceneggiatura rimasta nel cassetto (o forse proprio in quanto sceneggiatura rimasta nel cassetto), “Rino Gaetano, un mito predestinato” si offre alla lettura come romanzo tout-court. Una biografia parziale (gli ultimi sette anni di vita di Gaetano), atipica proprio in quanto non pedissequa. Sostenuta da invenzioni, licenze poetiche, divagazioni, ricordi di prima mano (tantissimi). Ne deriva il ritratto coincidente dell’uomo e dell’artista. Un uomo e un artista entrati a far parte della mitografia musicale, senza quasi volerlo. Il volume è curato anche nella grafica, con un cospicuo numero di illustrazioni e foto a colori.
Rino Gaetano, un mito predestinato. La favola del successo e della fine di Rino Gaetano e degli anni '70
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