Rock & Arte di Ezio Guaitamacchi, Leonardo Follieri, Giulio Crotti

L’anno è il 1981. Loredana Bertè soggiorna a New York con il suo produttore Mario Lavezzi. Nel megastore-ritrovo artistico di Elio Fiorucci incontra fra gli altri Andy Warhol. Questi dapprima la scambia per una barista, poi si ravvede, la insignisce sul campo del titolo di “pasta queen” e poi ancora firma il videoclip di Movie e l’art work dell’album americano che lo contiene. Morale della storia: Made in Italy vanta un retro-copertina con bandiera italiana autografato dal genio della pop art.
Passo indietro, inizio anni Settanta, alle nostre latitudini. I muri di Milano sono occupati dal manifesto di un Franco Battiato come oggi non lo diresti mai. Faccia bistrata di bianco, occhialoni da sole, chioma fluente, stivali alle ginocchia sopra pantaloni a stelle e strisce. In posa scultorea è assiso su un divano rosso acceso. In testa alla foto la frase-lancio, dall’aura straniante:

Che c’è da guardare? Non avete mai visto un divano?

La pubblicità è della ditta Busnelli e lo scatto di Gianni Sassi. Secondo Eugenio Finardi, un intellettuale del tempo (pag. 73):

(…) un vero intellettuale. Lui agiva così: organizzava cene a cui ti invitava e dove potevi ritrovarti attorno Demetrio Stratos, John Cage, due operai dei Cobas, un dissidente russo, l’attrice Paola Pitagora e Tatti Sanguineti. Sassi era in grado di gestire personalità anche estremamente forti e apparentemente contrastanti che, invece di litigare tra loro, generavano creatività.

Come dire: quando il rock esonda dai suoi ambiti, sconfinando nelle moda, nella copertinistica, nei poster, nella fotografia e pure negli oggetti. Sull’immaginifico rapporto trasversale si sofferma il corposo “Rock & arte” (Ezio Guaitamacchi, Leonardo Follieri, Giulio Crotti, Hoepli 2018) da cui sono tratti gli aneddoti di cui sopra. Appena qualche esempio tra i numerosissimi che affollano le quasi 400 maxi-pagine del volume. Inutile specificare, pagine zeppe di foto e illustrazioni a colori. Dalla poster art dei live country-folk, ai documentari musicali di Wim Wenders e Martin Scorsese; dalla foto-copertina rock di Morrison Hotel dei Doors alle cover come tele di Genesis, e del Dylan di Oh mercy. Passando per il leggendario Eddie, feticcio degli Iron Maiden, Diamond Dogs di David Bowie, l’art rock di Storm Thorgerson per le cover dei Pink Floyd, e i nudi scandalosi dl John Lennon e Yoko Ono per Unfinished Music no: Two virgins e altro, molto altro ancora. Otto sezioni, una costellazione di intersezioni, racconti, dischi, scatti, frammenti, aforismi, che la spiegano molto, ribadendo il concetto-base espresso da Marilyn Manson: l’arte non è mai una cosa unica.
Il libro è monumentale, ben scritto e suggestionante. Musica per occhi, muscoli e cervello, come dire autentico rock-style.