Rosso di Tiro, blu d’Oltremare. Una storia fiamminga
- Autore: Adriana Assini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
Montecchi e Capuleti nella Bruges del 1379, rivalità tra le Corporazioni d’arti e mestieri nella bella città fiamminga medievale e una congrega di donne, la Compagnia della Conocchia, che s’incontrano in convivi notturni segreti, per scambiarsi conoscenze e affrancarsi dall’ignoranza e dall’isolamento, cui sono costrette perché di genere femminile. Sono i temi storici e i contenuti narrativi proposti da Adriana Assini in Rosso di Tiro blu d’Oltremare. Una storia fiamminga, pubblicato nell’ottobre 2020 per la casa editrice napoletana Scrittura & Scritture (260 pagine), riedizione di un romanzo precedente, datato 2014, uscito allora col titolo La riva verde.
Non si contano i testi già dati alle stampe dall’artista e scrittrice romana. Apprezzata acquarellista, dipinge soggetti coloratissimi ispirati dalle leggende, dalla mitologia e dal suo mondo interiore e onirico. Anche le sue trame narrative spaziano su temi del passato: le piace scorrere l’album della storia, alla ricerca di aspetti poco trattati o addirittura nascosti, da descrivere nei loro aspetti significativi ma finora trascurati.
“L’unico modo per liberarsi da un peccato è commetterlo”: quanto sia moderno il modo di scrivere della Assini è ben introdotto dal consiglio suggerito all’orecchio della giovane Rose Van Triele dall’anziana Greta du Glay (segretamente fa la speziale, praticamente una fattucchiera non maligna).
D’età verde (“timida ninfa di sorgente”, la presenta Adriana Assini), ma con un carattere che comincia a farsi deciso e pronto ad affrontare il destino senza subirlo, Rose è figlia di Jakob, il tintore del guado (pianta dalla quale si ricavano sfumature di blu), e da questi promessa sposa a un lavorante, Jan Faccia di gatto, con le dita sempre sporche di blu e addosso il tanfo di vegetali bolliti e stoffe rimestate nei pentoloni, per imprimere la tinta del cielo profondo e del mare. Ma la ragazza è innamoratissima e pronta a fare follie per Robin Campen, tintore anche lui, ma di quelli che colorano i tessuti di rosso, il porpora del potere, la forza del fuoco, l’energia del sangue, ricavato dal vegetale rubia tinctorum.
Van Triele contro Campen, “unghie blu” contro tintori della robbia, due fazioni contrapposte pronte a venire alle mani a ogni occasione di scontro, con grande danno per la quiete della cittadina delle Fiandre, famosa per il commercio dei tessuti attraverso il vicino porto di Damme, sul Mare del Nord. È contesa tra la Francia (che la detiene al momento) e la Corona inglese, in piena Guerra dei Cent’anni.
Mentre otto donne di età diverse s’incontrano di nascosto nottetempo, eventi storici segnano il destino dell’Europa, scossa dal conflitto religioso nella Chiesa, tra un papa ritiratosi ad Avignone e un antipapa che in Italia rivendica il trono di Pietro rimasto abbandonato. Le mire rapaci del Giglio francese guardano alle Fiandre, ma le forti truppe inglesi e nugoli di arcieri, coi temibili archi lunghi, premono ai confini settentrionali. I commerci risentono delle tensioni, anche nel porto di Damme, frequentato dai battelli della Lega Anseatica, dalle vele di Venezia e da tutte le imbarcazioni condotte in quelle acque fredde da capitani intraprendenti e committenti ambiziosi.
All’interno, gli uomini trovano sempre nuovi motivi per battersi e tintori, follatori e operai tessili assalgono le sparute forze del Conte di Fiandra, assediandolo nel castello. Hanno salutato i familiari, sapendo che davanti ai soldati di mestiere devono mettere in conto di poterci rimetterci la vita per un colpo sfortunato di mazza o di picca, ma non ne possono più di lavorare per ingrassare i potenti.
Le otto della Compagnia della Conocchia si incontrano in convivi segreti, convocati con ogni cautela e nati chissà quando, per l’iniziativa di chissà quante le hanno precedute. Vi si scambiano rimedi e segreti su ogni cosa utile, che una di loro provvede ad annotare fedelmente su pergamene. Li chiamano Vangeli. Parlano a turno, davanti al fuoco, dispensando alle consorelle ogni sorta di sapere. La regola da rispettare tassativamente è il riserbo più assoluto: nessuno deve sapere o la vita delle convenute sarebbe a repentaglio. Una voce di troppo e non potrebbero scampare alla tortura e al fuoco.
Greta, la leader, oltre a dispensare consigli, prepara infusi e beveroni nel retro del fondaco in cui vende saponi e zolfo. Servono soprattutto a curare malattie, a offrire rimedi naturali a malanni e dolori. Nelle notti di luna piena si lascia andare a deliri profetici e visioni: ha tutto della strega, anche le dita adunche. Di quei tempi, finire sul rogo sarebbe un attimo, gli uomini non perdonerebbero a lei e alle compagne l’ambizione di acquisire conoscenza e sapienza.
Tintori del guado contro tintori della robbia, popolani contro il conte, ma tutti contro le donne. Le figure femminili si elevano, come quasi sempre nelle storie dell’Assini. Si leggono come un romanzo moderno che racconta vicende del passato e si seguono come una brillante, movimentata fiction di carta.
Vi si legge anche una forma di riscatto dal silenzio al quale il genere femminile è stato condannato nei secoli scorsi e parlare di storia attraverso la narrativa significa per lei proporre a lettori vicende e personaggi caduti incolpevolmente nel buio o sui quali non si è soffermata l’attenzione degli storici.
Una curiosità: la Compagnia della Conocchia è stata una realtà nella Bruges del Medioevo.
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