Berthe Morisot. Le luci, gli abissi
- Autore: Adriana Assini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Il vento del Nord assediava Parigi in quella fine di novembre del milleottocentosessantotto.
Buon incipit per il romanzo storico di Adriana Assini dal titolo Berthe Morisot. Le luci, gli abissi, già in ristampa all’inizio del 2022 dopo la prima edizione ad aprile 2021 per i tipi della casa editrice napoletana Scrittura & Scritture (collana Voci, 222 pagine).
Con questo avvio, l’ottima Adriana ha già risposto fin dall’inizio a due delle cinque domande fondamentali che un autore deve porsi e risolvere subito in un testo, non solo giornalistico, secondo la regola anglosassone delle 5W.
Si tratta di rappresentare il prima possibile ai lettori, quanto sia accaduto, cosa si stia parlando o, nel caso di un romanzo, cosa accadrà. 5W, dall’iniziale inglese di who, what, when, where, why?, in italiano: chi ha fatto, cosa, quando, dove e perché?
Fin dalla prima riga sappiamo dove: nella capitale francese e quando: alla fine del 1868. Nemmeno a metà della prima pagina, ecco altri due elementi. Chi? La ventisettenne Madame Morisot. Che cosa? Sta posando per un noto pittore, Edouard Manet, allora “il più chiacchierato e charmant” della Ville Lumiere.
Ultima risposta, il perché stia accadendo quanto viene raccontato, ma è evidente che si tratta dell’intera trama di questo nuovo lavoro di Adriana Assini, autrice molto cara al pubblico e che proprio con Berthe Morisot. Le luci, gli abissi ha meritato a giugno una menzione speciale nel Premio letterario al femminile “Le Parole di Lavinia”.
Per chi non la conoscesse, sembra utile riassumere un profilo, tratto dall’Enciclopedia delle Donne. Scrittrice e acquarellista romana, ha esposto opere a Roma, Bruxelles, Londra, Madrid, Siviglia e ha pubblicato numerosi romanzi storici o a sfondo storico. Da citare, Le rose di Cordova (nel 2007), la storia di Giovanna I di Castiglia, detta “La Pazza”, pubblicato anche a Siviglia nel 2011, Un caffè con Robespierre (nel 2016), ambientato nel periodo del Terrore 1793-1794, Giulia Tofana. Gli amori, i veleni (nel 2017), ispirato all’avvelenatrice palermitana del XVII secolo, Agnese, una Visconti (nel 2018), storia di una donna coraggiosa e indipendente del Trecento italiano. Tutti romanzi editi da Scrittura & Scritture, come Giuliano e Lorenzo. La primavera dei Medici, fiction storica alle stampe nel 2019.
Eccoci a Berthe Morisot, ancora una figura femminile, sempre congeniale alla scrittrice capitolina, che questa volta accomuna le sue passioni, la storia e la pittura nella trama di un romanzo in cui ci accompagna nel passato, come d’abitudine, tra i protagonisti - soprattutto le protagoniste - e gli eventi sui quali si documenta attentamente. Incrocia i personaggi alle straordinarie espressioni d’arte in quella che all’epoca si poteva considerare la capitale culturale del mondo.
È la Parigi di Manet, Monet, Degas, Toulouse-Lautrec, Renoir, Cézanne, Mallarmé, Victor Hugo (Baudelaire si è spento solo da un anno). E di Berthe Morisot (1841-1895), l’unica donna tra loro, pittrice e anche modella: undici i quadri in cui Eduard l’ha ritratta, compreso Le balcon, per cui sta posando nella prima pagina del romanzo.
Nell’atelier in rue Guyot al numero 81, una luce plumbea plana su tavolozze, stracci, secchielli con mazzi di fiori freschi, stagliandosi sul volto enigmatico di Berthe, scivolando dalla capigliatura corvina al bianco dell’abito. Mademoiselle Morisot, tuttora nubile malgrado i numerosi pretendenti, posa da ore, incurante della stanchezza e altri fastidi. A una spanna da lei, Manet completa con pennellate rapidissime la tela raffigurante tre persone affacciate a un balcone. Un soggetto infrequente, ispirato da un quadro di Goya e comunque l’ennesimo azzardo, “che i parigini avrebbero rifiutato e deriso”, come due precedenti, l’ardito Déjeuneur sur l’herbe, la donna nuda a colazione con due gentiluomini abbigliati e l’invereconda Olympia, a letto senza veli, che durante l’esposizione nel Salon alcuni visitatori hanno cercato di distruggere.
La modernità, annunciata vent’anni prima in un romanzo di Baudelaire, si diffonde nelle strade, nei salotti, nei Caffè, nella politica. Si avverte la spinta irresistibile delle avanguardie, che Adriana Assini rilancia nell’intero romanzo.
Giovani generazioni di artisti, un secolo prima del nostro ’68, infrangono i confini del socialmente tollerato, provocano i benpensanti, “offendono” il pudore, per rompere con la tradizione. Tutto del resto è in grandissimo fermento, anche politicamente, negli ultimi mesi dell’impero di Napoleone III, che si concluderà con la rotta davanti ai prussiani e l’esperienza drammatica della Comune.
Manet è stato tra i primi a raccogliere la sfida contro i conservatori, per quanto i suoi dipinti siano molto più sfrontati delle sue fragilità. Invece Berthe Morisot, tanto determinata ma gracile (oggi sarebbe anoressica), sorride di rado, conta le parole, se contrariata si isola. Arriva a distruggere come una furia le sue “croste”. Eppure ha tanto estro e voglia di andare fino in fondo. Per lei l’arte è tutto, viene prima degli uomini, non intende sposarsi.
Berthe Morisot è lusingata che Manet l’abbia scelta. Quando il Maestro l’ha pregata di fargli da modella, si è prestata con orgoglio, tra lo stupore dei parenti. Quella che passa le giornate al cavalletto trascurando di mangiare, che sembra disinteressata a ogni cosa tranne alla pittura, ha detto sì senza esitazioni, incurante di perdere il suo preziosissimo tempo.
Berthe Morisot. Le luci, gli abissi
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