Repubblica luminosa
- Autore: Andrés Barba
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2018
Sono nostri figli. "Repubblica luminosa" è ambientato in una immaginaria città sub-tropicale di lingua spagnola, circondata da un fiume limaccioso e da una fitta foresta. Una città che ha conosciuto uno sviluppo economico recente e dove il benessere ora convive con la miseria. In questo luogo, Andrés Barba narra la storia di un fallimento collettivo, la morte di trentadue misteriosi bambini di strada, la paura e le colpe degli adulti.
Adulti e bambini: due mondi che, in certe condizioni, possono smettere di comunicare, con il secondo che può improvvisamente escludere il primo fino a diventargli, in breve tempo, ignoto e ostile. Ma la via di Barba è originale e riesce a mantenersi ugualmente distante dalle suggestioni orrorifiche de "I figli del grano" di Stephen King e dal verismo della favela descritta da Paulo Lins ne "La città di Dio".
La parola “puttana” era il luogo in cui i bambini si erano smarriti, lo spazio dove si era infranta la comunità. Che si credevano, quei bambini? Che non si sarebbero persi per il solo fatto di essere bambini? E lì stavamo noi, gli adulti, a percorrere quel luogo assorti, senza proferire una parola, con gli sguardi verso l’alto o verso il basso, chinandoci sui mucchi di panni, sugli avanzi di scatolette, provando un’angoscia del tutto inevitabile, per quel fallimento collettivo, e non c’era più niente da fare. Qualcuno cominciò a piangere in quella maniera impacciata con cui si esprime il pianto degli adulti quando sentono che la causa è persa.
La narrazione in prima persona è magnetica e così dettagliata e allo stesso tempo naturale, da divenire a tratti non solo visiva, ma quasi olfattiva. Barba scrive così bene che non ha bisogno di un finale, né di colpi di scena, e si sbarazza di entrambi fin dalla prima riga. Sembra avere il dono naturale di un crescendo narrativo spontaneo e omogeneo.
Oltre l’estetica altissima, l’iperbole narrativa di Barba ha anche la forza necessaria per irrompere nelle nostre vite e costringerci, senza garbo, a riflettere sulla nostra capacità di comprenderli. Senza garbo, ma anche senza alcuna retorica: non ci sono piccoli angeli nel racconto di Barba, solo ipotesi di uomini a cui servirebbero aiuti che però non chiedono. "Repubblica luminosa" si legge d’un fiato in una notte e, quando si è finito di leggerlo, il nostro rapporto con loro è già cambiato, e abbiamo improvvisamente meno paura, una quantità maggiore di amore e la comprensione anche della loro violenza, perché loro sono noi. "Repubblica luminosa" prova la forza euristica della narrativa di finzione.
E se cinema dovrà mai essere, per l’umida città di San Cristobal, il suo Rio Eré dalle acque marroni e quel pentagono ipogeo di luci e ombre che promana dalla stordente creatività di questo autore madrileno, il passaggio dalle parole alle immagini dovrà essere affidato a mani sapienti.
Repubblica luminosa
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