Salvarsi la vita di Pierangelo Consoli

Arturo ha solo vent’anni ma si trova a dover già ricostruire la propria esistenza. In Salvarsi la vita (Nuova Editrice Berti, 2024), lo scrittore Pierangelo Consoli ci presenta una storia intima e intensa, un romanzo di formazione in cui un ragazzo, insieme a due amici, vive un periodo di grande cambiamento.

Alberta, sua madre, una pittrice talentuosa e affermata, si era arresa al suo disagio esistenziale e aveva lasciato soli lui e il padre, l’Ammiraglio, l’uomo con il quale vent’anni prima era fuggita dal nucleo familiare per dare alla luce il suo unico figlio. Nessuno in famiglia avrebbe potuto immaginare una fine tanto repentina e drammatica; vero è che, nonostante i suoi trentanove anni, Alberta spesso già dimostrava sintomi di dimenticanza ma la sua più che una malattia era un timore

Alberta conosceva l’ineluttabilità del suo destino perché a suo padre era toccato lo stesso e forse anche al nonno prima di lui. Ci sono cose che uno ha dentro e non c’è niente da fare, spiegava, e io capivo a stento. Avevo dodici anni e quella che era ancora mia madre mi raccontava che dubitava di tutto ma non della sfortuna.

In quest’aura di timori e di sentimenti inespressi, Arturo, protagonista e voce narrante, cresce e presto da figlio diviene compagno e presenza costante accanto alla donna che ora per lui è Alberta, non più solo la mamma. Lei dipinge e non esce quasi mai dallo studio; neanche l’Ammiraglio riesce a farle aprire la finestra oscurata dalle pesanti tende. È in quel periodo di dolore in cui nessuno riesce a cambiare nulla che Arturo prova questi sentimenti:

Eravamo persone sole. A volte mi aggiravo nella villa come dentro un sogno [...] mi rannicchiavo sotto una coperta e stavo lì per ore.
Arturo, mi dicevo, un giorno ce ne andremo via e niente ti mancherà.

Non serve però fuggire per ritrovare un barlume di serenità dopo tanta tempesta. Basta la presenza di qualcuno che sia veramente vicino, che condivida giorni e sentimenti per cambiare le cose. Ecco palesarsi Renato, musicista dal fisico robusto e dall’aspetto punk, il ragazzo con cui stringere un rapporto lasciato incompleto dai tempi della scuola. Torace largo, occhi neri allungati e cresta di capelli unti di brillantina, Renato si fa notare per il suo aspetto ma

era il figlio del maresciallo dei carabinieri e pensavo che questo gli garantisse una certa impunità. Invece, imparai poi conoscendolo, la sua vita era tutta una sfida, ostinata e catastrofica, a suo padre e alla sua autorità.

Ai due si unisce Manuela, la figlia del barista Altomare, una ragazza con un anno in meno del protagonista, una giovane dai tratti belli e raffinati e dal caratteristico essere indifferente al transitare del mondo intorno a lei.

Tra i tre inizia un’amicizia particolare: a tratti Arturo si sente vicino e attratto da Renato, a tratti da Manuela, la ragazza che sa guardargli dentro e dirgli appena lo vede

So che ti chiami Arturo, che non parli mai, che hai gli occhi incasinati. E neanche tu sei tanto felice.

È grazie a Renato e a Manuela che Arturo percorre quel tratto di vita che, da solo, sarebbe stato troppo doloroso. Il rapporto con i due è per il nostro protagonista confuso ma salvifico. Basta sfiorarsi, basta restare accanto e confidare quello che non si direbbe neanche a se stessi, raccontare di quei rapporti non facili con i rispettivi genitori, non rinnegare i sentimenti carnali che uno prova verso gli altri e tutto assume un aspetto diverso.

Io ero innamorato di entrambi e finalmente con loro mi sentivo parte di qualcosa che assomigliava a una famiglia [...] Ci sedevamo a fissare l’orizzonte e senza saperlo aspettavamo quella vita adulta che sentivamo lontana, fantasticando sul secolo nuovo che ci sembrava infinito. Ma avevamo vent’anni e l’infinito non ci spaventava.

Pierangelo Consoli scrive una storia fatta di dolori ma anche di tanti altri sentimenti, espressi con delicatezza in un oggi in cui di delicato poco si trova. La sua scrittura raffinata e ricca di sensibilità rende Salvarsi la vita un romanzo che lascia una traccia profonda e indelebile in chi s’immerge nella sua lettura.