San Calogero, un agrigentino venuto da lontano
- Autore: Rosa Maria Indelicato, Alessandro Bertirotti e Marcella Sardo
- Categoria: Saggistica
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Scritto a 6 mani con Rosa Maria Indelicato e Alessandro Bertirotti, il libro "San Calogero, un agrigentino venuto da lontano" ci viene presentato personalmente dalla terza autrice, Marcella Sardo.
Da dove è nata l’idea di scrivere un libro su San Calogero?
“Calore e folklore”, questi sono le due peculiarità che mi vengono immediatamente alla mente se mi chiedono di caratterizzare la mia terra: la Sicilia; ed è per questo che ho accolto di buon grado la proposta di scrivere a 6 mani questo saggio multimediale, per raccontare il culto del Santo “più popolare e popolano” della Sicilia. Raccontare la leggenda di questo Padre Protettore e l’aspetto vocale (preghiere, rulli di tamburo, canti, filastrocche-dispute e silenzi) ad esso connesso diventa “inscindibile” dalla storia della nostra isola.
Il libro contiene un CD…
Sì, ed è ricco di contributi: ci sono le foto d’epoca e quelle attuali della festa che si svolge ad Agrigento la prima e la seconda domenica di luglio, le tavolette votive dei fedeli che chiedevano la grazia dipingendo il problema che li affliggeva, gli spartiti di “Zingarella”, musica tramandata oralmente da generazioni e trascritta per noi, l’iconografia classica. Quello che, però, maggiormente ci rende fieri è l’intervista audiovisiva dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri.
Ma Andrea Camilleri non è ateo?
Anche lui, come San Calogero, ha la sua storia da raccontare… circa 80 anni fa il tasso di mortalità infantile era molto alto e, i suoi genitori avevano perso più di un figlio. Il caso volle che Camilleri nacque il giorno della processione di San Calogero e, la levatrice, sapendo che il Santo era “Protettore dei bambini”, lo levò al cielo nel momento in cui la processione passò sotto il balcone. Lo scrittore, perciò, si ritiene “ateo ma devoto a San Calogero” e, come molti siciliani, lo ritiene più un amico, un confidente al punto da attribuirgli, come appellativo, “biddrazzu mascaratu”.
Parlava di filastrocche-dispute: ci spiega cosa sono?
Ci sono tante leggende in Sicilia e ogni comune cerca di rimarcare l’importanza dei miracoli che il “Traumaturgo dell’Anima” ha fatto nel proprio territorio e sminuire quelli dell’altro popolo. Questo fenomeno è particolarmente florido nell’agrigentino; si veniva così a diffondere che ad Agrigento non faceva nessun miracolo mentre a Naro se ne contavano migliaia… parafrasarlo in italiano fa perdere tutti gli atteggiamenti ritmici che il dialetto siciliano riesce a seguire con rapidi cambi di frequenza, durata variabile delle sillabe, modulazione del tono e del volume della voce.
Il libro, però, affronta anche l’aspetto antropologico della devozione al Santo.
Sentimento religioso e suggestione di suoni creano un connubio che cattura l’osservatore trasformandolo in parte attiva del rito stesso e permettendogli, così, di veicolare gli aspetti del reale. Leggenda, mitologia e storia penetrano come satelliti in questa avventura per diventare parte integrante del culto e, proprio nella polivalenza interdisciplinare che avvolge questa figura salvifica si realizza la magia condivisa vista come miracolo della fede.
Un’ultima domanda: qual è il suo rapporto con San Calogero?
Mi uniformo al fervore religioso del popolo di cui sono fiera di far parte: “Calorìu”, per me, è un amico, un fratello, un padre, un bel vecchio (come ricorda l’etimologia greca del suo nome) al quale affidarmi per chiedere di proteggere la ma salute ma non dimentico che, ad ogni “voto” deve corrispondere l’adempimento della promessa che, precedentemente avevo fatto.
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