Sangue italiano. Delitti, criminalità e violenza pubblica dal 1860 a oggi
- Autore: Roberto Casalini
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2024
Forse andrebbe letto in dosi omeopatiche per lasciare respiro ai temperamenti più sensibili e per evitare gli ingorghi mentali che possono verificarsi quando si passa rapidamente da un uxoricidio a un infanticidio, da un pestaggio mortale a una strage. O, al contrario, forse è meglio percorrerlo d’un fiato questo tunnel degli orrori per capire senza sconti e senza attese di che pasta è fatta una certa Italia.
Stiamo parlando del libro, edito da Neri Pozza, Sangue italiano. Delitti, criminalità e violenza pubblica dal 1860 a oggi del giornalista Roberto Casalini che, a differenza di altre raccolte di casi criminali, non racconta soltanto di omicidi più o meno noti, ma anche di strategie della tensione, di connessioni innominabili tra pezzi dello Stato e crimine organizzato, di mafie e di efferatezze nazifasciste.
Nell’introduzione l’autore precisa:
A lavoro concluso, mi rendo conto di aver privilegiato soprattutto i delitti che rivelano il cuore di tenebra del "carattere italiano", se carattere italiano esiste; la brutalità primigenia che riaffiora anche nella modernità avanzata, come se la civile convivenza fosse soltanto una vernicetta che si scrosta rapidamente, una buccia sottile che racchiude una polpa velenosa. L’individualismo quasi autistico che privilegia il particulare senza mai vedere il mondo. L’avidità come movente di molti delitti che dicono passionali. E il variamente assortito inferno delle famiglie, sede di affetti ma anche di rancori tenaci, dove spesso si giustificano i fatti di sangue ... con un’omertà privata amorale quanto quella collettiva.
Si va dal 1860, con l’insurrezione di Bronte e il sanguinoso stato d’assedio di Nino Bixio, ai giorni nostri, con l’assassinio di Willy Monteiro a opera di due fratelli che si sono accaniti, sottolinea l’autore, persino su un corpo esanime.
I casi, divisi cronologicamente in cinque capitoli contemplano sia eventi ancor oggi condivisi dalla memoria collettiva (l’infanticidio di Cogne, l’uccisione di Sarah Scazzi, la strage di piazza Fontana), sia crimini meno noti o sbiaditi dal tempo (il caso Fenaroli, la rivolta di Reggio Calabria, il boia di Albenga). Due o tre pagine per ogni delitto, quanto basta per disegnare un profilo preciso del fatto e dei protagonisti e, qualche volta, per rievocare particolari agghiaccianti che a qualcuno potranno anche sembrare insostenibili (Erika e Omar, il fattaccio del "canaro" Pietro De Negri).
Non si può pretendere ragionevolmente la completezza, ma crediamo ugualmente che Luigi Chiatti, serial killer di bambini, avrebbe meritato più delle poche righe che gli ha riservato Casalini, così come avrebbe meritato almeno una pagina Franco Percoco - sul quale, invece, l’autore tace del tutto - che nel 1956, a Bari, sterminò la sua famiglia e sigillò i tre cadaveri in una stanza della casa dove continuò ad abitare nei giorni successivi. Nel 2021 il regista Pierluigi Ferrandini gli ha dedicato un film.
Comunque, questo repertorio nero è ampio e dettagliato quanto basta per capire quante e quali derive l’Italia sia stata capace di toccare e quanto stia salendo il livello di anestesia affettiva e morale che troppo spesso ci trascina nel buio.
Sangue italiano. Delitti, criminalità e violenza pubblica dal 1860 a oggi
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