Scacco al Re maggiore di Lodovico Savino

All’ombra delle Dolomiti trentine si srotola la trama di Scacco al Re maggiore, romanzo di Lodovico Savino edito per Aliberti editore, nato durante la solitudine del lockdown della primavera 2020. Già finalista al "Premio Campiello Giovani" nel 1999, Savino a vent’anni di distanza si ritrova con la penna in mano e i fogli lasciati nel cassetto da cui escono delle bozze che prendono forma in Scacco al Re maggiore.
Già dal titolo si intravede la continua allusione a più piani di lettura che si intersecano e permettono al lettore di trovare risonanza con la propria sensibilità.
Un libro di amicizia, quei legami forti che si intrecciano da piccoli e che non si perdono, nemmeno dopo vent’anni, il lasso di tempo in cui il protagonista, Tommaso, rimane incosciente in coma in un letto di ospedale. Amicizia che riprende da dove si è interrotta come se ci si fosse visti il giorno prima, anche se in realtà sono passati due decenni. Amicizia che riporta alla vita in una corsa contro il tempo perduto per riappropriarsi del presente e dare un senso al futuro. Accanto a Tommaso infatti ci sono Ivan, l’amico un po’ sopra le righe, appassionato della musica rock attraverso cui analizza e teorizza ogni accadimento e che assurge a paradigma con cui contestare la cultura attuale, vuota e frettolosa, vissuta fra l’effimero dei social e i ritmi reggaeton adatti a rimorchiare ragazze, ma incapaci di veicolare messaggi e valori.

A fare da contraltare c’è Manuel, l’altro amico d’infanzia, quello razionale, composto, in giacca cravatta e valigetta da lavoro che pensa alle cose serie della vita ma in fondo è un’anima solitaria nella sua perfezione formale. Nel suo viaggio verso il riappropriarsi della vita e sopratutto dei ricordi con cui ricostruirsi, Tommaso si divide fra i luoghi a lui cari, la pizzeria sull’altipiano del paese in mezzo ai monti in cui vive e il bar sulla spiaggia del lago a pochi chilometri da casa, il tutto scandito da serate in cerca della vita che può essere una birra bevuta con gli amici, l’avventura di una sera con la turista conosciuta per caso, o l’incontro con una ragazza speciale che per un attimo ti fa fermare il respiro e sembra dare senso al tuo cercare. Ma l’amicizia può avere molte facce e a volte la puoi trovare fra le grinze di un volto in là con gli anni, come quello del burbero e taciturno compagno di degenza nell’ospedale di riabilitazione, a cui Tommaso si lega, tanto da intrecciare una relazione fatta di scarne frasi e la scacchiera. Ne nasce una riflessione sui quarantenni di oggi, sia nelle scorribande dei tre amici che appaiono più dei ventenni che posati uomini per questa incapacità di lasciare il segno. Una generazione giudicata molle e inconcludente dal vecchio compagno di degenza, uomo che ha fatto la guerra e dall’alto delle sue ferite lancia feroci critiche a questa generazione figlia di quei figli coccolati da chi ha patito la fame e costruito il mondo.

Lodovico Savino torna alla scrittura con questo romanzo che si legge d’un fiato fra ironia e amarezza, scritto con leggerezza e profondità, in cui molti possono rivedersi e scoprirsi un po’ Tommaso, un po’ Ivan, un po’ Manuel, il tutto all’ombra di una colonna sonora del miglior rock internazionale che scandisce non solo i capitoli del libro ma anche molti dei momenti salienti come metafora di una musica senza tempo che ha saputo lasciare il segno. Un libro per tutti ma ancor più apprezzato per chi non ha smesso di pogare sotto il palco, magari ad un concerto sulla spiaggia di un lago di montagna ricordandosi che la vita va vissuta in ogni momento e che quello che conta è il momento a cui non ci si deve dimenticare di dare qualità.