Scopami
- Autore: Virginie Despentes
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fandango Libri
- Anno di pubblicazione: 2020
Un’amicizia contro ogni regola, vissuta nel sangue, nel sesso e nella violenza.
Nadine e Manu sono le protagoniste di Scopami (Fandango, 2020, traduzione di Silvia Marzocchi), il romanzo forte e schietto di Virginie Despentes. Una storia che suona come una dichiarazione di guerra all’eleganza e ai sentimenti gentili, narrata con uno stile crudo, aspro e a tratti destabilizzante.
Le scene, che offrono veri e propri spaccati cinematografici, sono cruente, spietate e laceranti. Le protagoniste, descritte nei gesti, nelle intenzioni e nell’intimità, sono il ritratto di donne fragili, messe in ginocchio dalla droga, dall’alcool e dalla violenza. Appassionate, turbate, perdute.
“Un caffè era quello che ci voleva. Nadine tiene il volante con una mano sola, si stira. Mette una cassetta nell’autoradio: Lean on me or at least rely. Bocca spalancata, Manu la tiene d’occhio. Arriccia il naso in segno di perplessità, ma non fa commenti. Brontola quando Nadine alza il volume, ma non le chiede di abbassare. La ferita sul labbro inferiore è brutta, la crosta non si è ancora formata. Sull’autostrada, a ogni bivio, sta sul chi vive, in caso la spilungona volesse portarla dove non vuole andare. Nadine non ha mai visto una persona che si comporti e parli così male. Più che sorprenderla o terrorizzarla, l’ha divertita vederla tirare fuori la pistola. Per cominciare l’impugna che è tutto un programma, con le unghie mangiate ricoperte di smalto scrostato. Ha le dita corte, cicciotte e gialle di nicotina”.
Prostituta l’una e attrice porno l’altra, vittime entrambe di stupri e violenze da parte degli uomini. È così che decidono di vendicarsi, ribellandosi ai soprusi subiti e affrontando la vita al grido di “bisogna abusare”. Uccidono senza esitazione, senza sensi di colpa né pentimenti. Ogni assassinio diventa un numero di complicità e adrenalina, l’ennesima occasione per darci dentro con whisky, droga e sesso.
“La canna della pistola nera e lucida si avvicina alla linea chiara del mento, la gola offerta, le mani della donna che brancolano, si protendono goffamente, cercano di liberarsi. L’incredibile detonazione. Cambiamento di scena. Gli occhi, intatti, sovrastano un carnaio di viso, il sangue sgorga abbondante, assorbito dal tailleur blu tagliato a regola d’arte. I capelli arruffati e macchiati, le gambe piegate a casaccio. Quella formidabile detonazione, la linea del mento che se ne va in poltiglia. L’intera signora ridotta in purè. Manu si apre la giacca, si toglie il berretto e butta il tutto nel primo cassonetto che trovano. Nadine pure, la manica del suo giubbotto è macchiata come se qualcuno le avesse vomitato addosso dell’emoglobina. Continuano a camminare senza fiatare”.
Scopami è un libro che scava nella sensibilità del lettore e lo mette alla prova per vedere fino a che punto della lettura riesca a spingersi. Non è un romanzo per tutti forse, ma chi lo legge finisce col commuoversi di fronte al destino segnato di queste due donne. È la loro fragilità che colpisce più dei loro crimini, il tentativo di trovare un posto in un mondo al quale sanno già di non appartenere. Un posto in una vita che le ha bistrattate, violentate e abbandonate nello stesso angolo di strada dal quale ripartono insieme, trascinando il lettore in alberghi di lusso e fughe al cardiopalma, in una storia che non conosce mezze misure.
Scopami
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