Scrupoli di Judith Krantz

Billy, Spider e Valentine.
Tre menti e tre cuori dietro al grande successo di “Scrupoli”, il grande magazzino più esclusivo del globo.
Il nome è stato dato da Billy, la proprietaria.
Il motivo di tale scelta? Il retaggio lasciato in eredità dalla sua famiglia, una famiglia che l’ha educata attraverso regole rigide, regole che non lasciavano scampo a eccezioni.

La storia di Billy? Esattamente la stessa del brutto anatroccolo: da brutta e sgraziata è divenuta una bellissima donna, amata e invidiata. E temuta.
Valentine è partita dal basso, dal fondo della gavetta. Cuciva, tutto qua. Poi, nella sua mente, hanno iniziato a prender vita disegni di vestiti così belli e affascinanti da farla arrivare dov’è ora, direttrice dell’attività.
Spider? Spider è il tipico bello e dannato, ex fotografo di moda.
Ama le donne, tutte le donne. E loro amano lui, è un circolo vizioso dal quale nessuno vuole uscire.
Inutile dire che anche lui ha dovuto affrontare la giusta dose di cattiverie e invidie ma la perseveranza l’ha portato qui, al traguardo.
“Scrupoli” racconta delle loro vite, della loro ascesa e dei compromessi che hanno dovuto ingoiare, stringendo patti col diavolo, talvolta sorridendo.
Un sorriso tirato che cela ben più di un disagio, una fame di fama che li ha saziati, forse, ma che rischia di divorarli dentro.

Judith Krantz disegna per noi un mondo luminoso e rumoroso, luci e suoni che splenderanno (o esploderanno?) nella nostra mente.
In realtà quel mondo è lo stesso che vediamo ogni volta che ci affacciamo alla finestra, magari non l’avevamo osservato ma soltanto visto di sfuggita, senza respirarlo, senza viverlo.
“Scrupoli” (Rizzoli, BUR, prima edizione 1981, pp. 600) ci prende sin dalle prime battute e ci catapulta nella vita di tre persone che hanno dato il cuore per salire la scala del successo.
Persone che sono scivolate, a volte cadute, ferite nel corpo e nel cuore, eppure sono arrivate in cima.
Un esempio da seguire? Forse. Comunque una storia da leggere. Col cuore.