Se Dio fosse una donna
- Autore: Leon De Winter
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marcos y Marcos
- Anno di pubblicazione: 2018
Uscito negli anni Novanta, questo divertente ed ironico romanzo ricolmo di spirito ebraico viene ripubblicato da Marcos y Marcos con un nuovo titolo, “Se Dio fosse donna”; l’autore, Leon De Winter, scrittore e sceneggiatore olandese ormai stabilitosi in California, ci racconta le avventure tragicomiche del grassissimo ebreo Max Breslauer, erede di SuperTex, una grande catena di negozi di abbigliamento con sedi in tutta l’Olanda.
Suo padre, il fondatore di questa sorta di impero del pret-a-porter di scarsissima qualità, è da poco annegato, neanche sessantenne, in un lago nei dintorni di Amsterdam, e Max, cento chili di peso, un carattere irascibile, la fissazione per la Porsche, l’auto che ha sempre sognato, inizia una giornata di sabato che va subito storta. Il socio di Taiwan che dovrebbe consegnargli la merce della nuova collezione ha avuto un ritardo che rischia di compromettere tutta la filiera; un incidente nel quale è coinvolta una famiglia di ebrei chassidim diretti in sinagoga potrebbe rovinarlo, ha appena licenziato con inutile arroganza la sua segretaria e, al colmo dell’ansia, il ricco e viziato imprenditore paga una tariffa esagerata per sedersi sul lettino della dottoressa Jensen
“Se Dio fosse una donna avrebbe la voce della dottoressa Jensen, psicanalista di Amsterdam… Non era ebrea. Per questo mi ero rivolto a lei… Non volevo un terapeuta ebreo”.
La seduta fiume che Max fa nello studio luminoso della psicanalista è il contenuto del romanzo: in quelle ore l’uomo rievoca le varie fasi della sua vita, il rapporto con il suo difficilissimo padre, profugo dalla Polonia, scampato fortunosamente ad un lager nazista, giunto poi in Olanda dove vendendo stracci era riuscito a costruire dal nulla una straordinaria fortuna economica, pur se la sua unica cultura consisteva in una lunga serie di proverbi Yiddish che aveva imparato a memoria da un maestro al campo di sterminio. Poi suo fratello Benjamin, detto Boy, un perdente, tanto diverso da Max; poi gli amori, quello per la brillante avvocatessa Esther, che dopo aver vissuto con lui, sconvolta dal suicidio del suo precedente compagno, si converte ad un ebraismo ortodosso ed integralista e fugge in Israele. Anche il debole ed occhialuto fratello Boy farà una scelta analoga, abbandonando ricchezze e frivolezze occidentali per trovare la felicità in una comunità ebraica in Marocco. Insomma pur avendo meno di quaranta anni e troppi chili addosso, Max è costretto a fare durissimi conti con la propria identità di ebreo non osservante, con la sua famiglia, la sessualità, i sentimenti, e soprattutto con l’eredità paterna a cui aveva sempre cercato di ribellarsi. In una sola giornata quindi, difficilissima, Max prende atto della propria condizione e alla fine del suo lungo monologo la stessa dottoressa Jensen gli confessa:
“Lei non ha bisogno di me!”.
Uno stile scoppiettante, pieno di sarcasmo, di dialoghi serrati fra personaggi diversissimi, grassi, brutti, poveri o ricchissimi, tra macchine di lusso e luridi suk marocchini, cibi kasher e maiale ingurgitato famelicamente, rigorosi precetti ebraici e locali dissoluti, in una Olanda opulenta ma ricca delle contraddizioni che vedremo esplodere nei decenni successivi. Lea, brutta ragazza ebrea piena di anelli di diamanti, Esther, avvocatessa fascinosa con l’apparecchio ai denti e poi ebrea tradizionalista col capo velato, Maria, mantenuta da padre e figlio, e poi fuggita dalla gabbia del denaro con la sua Ferrari Testarossa, sono una serie di ritratti di donne ebree davvero esilaranti.
Se Dio fosse una donna. SuperTex
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