Se l’universo brulica di alieni…dove sono tutti quanti di Stephen Webb

Da che è scappato di bocca a Enrico Fermi, “Dove sono tutti quanti?” segue a ruota i quesiti-tormentone: “da dove veniamo?”, “chi siamo?”, “dove andiamo?”. Il dilemma fermiano è senz’altro legittimato dalle cifre: 400 miliardi di stelle soltanto nella via Lattea e - parrebbe - altrettanti miliardi di galassie nell’universo. Stando ai numeri, la vita extraterrestre appare legittimata dunque da questioni probabilistiche, senza considerare che, semmai un giorno dovesse dimostrarsi il contrario (cioè se la Terra risultasse davvero l’unico pianeta civilizzato (?) dell’universo), sarebbe, se non altro, un enorme spreco di spazio cosmico.
Gira e rigira la domanda però resta quella: e allora perché tutto questo silenzio? Dove sono gli extraterrestri? Dove se ne stanno? Che almeno i fantasmi quando ci sono battono un colpo. Mah, e ad ogni modo era d’estate.

Era l’estate del 1950 quando il Nobel della fisica Enrico Fermi verbalizzò per la prima volta il paradosso destinato a restare nella storia: dove sono tutti quanti? Suggestionato ancora oggi dal dilemma (come dargli torto del resto?) Stephen Webb ci ha edificato su un libro di considerevole caratura scientifica e sagacia speculativa. Si intitola (parafrasando Fermi) “Se l’universo brulica di alieni…dove sono tutti quanti?” (Sironi Editore, 2018), giunto alla sua seconda edizione aggiornata.
Il sottotitolo ne specifica l’intento: “75 soluzioni al paradosso di Fermi sulla vita extraterrestre”. Capito bene, ben 75 soluzioni possibili. Non una di più né una di meno, e tutte frutto di rigore logico: gli extraterrestri sono tra noi ma noi non li vediamo. Oppure: ci mandano messaggi e noi non li sentiamo. Oppure ancora: gli et ci sono stati, si sono stufati e se ne sono andati. O infine: magari gli ufo non esistono affatto, ed il concetto è duro da accettare.

Pur non disdegnando l’annotazione salace (l’argomento si presta), Stephen Webb offre letture (e divagazioni) molto serie del paradosso. Come quelle riguardanti, per esempio, la natura pericolosa della Galassia (pag. 301), o quella relativa alle onde di calore (pag. 223), o il paragrafo sull’estrema rarità della genesi della vita (327), dal quale si può dedurre che la vita sul nostro pianeta potrebbe essere solo la risultante di un grandissimo colpo di c… “Se l’universo brulica di alieni…” è, in ultima analisi, un tomo (oltre 400 pagine) dai diversi registri scientifico-speculativo, il cui primo merito è quello di affascinare senza stancare, nonostante non ignori, ove è reso necessario, il ricorso a formule matematiche.