Se nulla cambiò. I Garibaldini a Prizzi
- Autore: Carmelo Fucarino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2015
Rilettura e rivisitazione storica di una fase cruciale della Storia italiana in questo pregevole studio del prof. Carmelo Fucarino,. I mille di Garibaldi, che in realtà si implementarono con successive spedizioni fino ad arrivare a decine di migliaia di unità, costituirono degli elementi facilitatori di un processo di disgregazione dello Stato Borbonico che già aveva avuto i suoi segni premonitori nei precedenti moti rivoluzionari del 1821/22 e nel 1848. Tali moti sono da qualificarsi come forme di rivolta verso oppressori vicini e lontani quali erano i Borbone come dopo i Savoia ed in questo contesto sono da inserire le rivolte dei contadini contro i nobili e i prelati che possedevano vasti latifondi. Garibaldi con i suoi “Mille” fece precipitare gli eventi che già avevano avuto inizio e manifestazioni in vari centri all’interno dell’isola quali Resuttano e appunto Prizzi su cui Fucarino focalizza i suoi studi e approfondimenti, come in un microcosmo in cui si appalesano tutte le diverse matrici e forme rivoltose che vi furono nell’intero territorio di Sicilia.. I Mille erano stati accolti con entusiasmo e questi fecero leva oltre che sul palese malcontento, sullo spiccato sentimento di accoglienza che caratterizza il popolo siciliano. Ma di quale popolo si parla? Giuseppe Cesare Abba nel suo volumetto “Da Quarto al Volturno” trattò anch’egli la questione, dandone una sua chiave interpretativa in quanto il “popolo” che incontra Abba è, a suo dire, una fattispecie particolare, prima esaltato ed un attimo dopo calmo, che si esprime a gesti e cenni che solo i siciliani tra di loro comprendono. Per quanto riguarda i ”Mille” si trattava di giovani prevalentemente della bergamasca di età compresa tra i 18 ed i 24 anni e non risulta veritiero che indossassero tutti la camicia rossa, forse solo un centinaio ed alcuni erano inoltre disertori dell’esercito del Lombardo-Veneto o del Piemonte ed indossavano ancora le loro divise. Ai loro occhi risultò sorprendente vedere in Sicilia dei contadini a cavalli essendogli stata rappresentata una rustichezza da Medioevo per quanto riguarda l’immagine dell’Isola distante dai centri rurali del nord Italia che erano a quel tempo meno popolose aggregazioni. Suscitò meraviglia che le case fossero provviste di ricchi e lussuosi arredi e fossero loro offerti lauti banchetti, accolti come principi con sontuose serate da balle dove veniva offerto rosolio e biscotti.
La prima e principale preoccupazione post unitaria fu quella di andare a verificare il gettito delle imposte dopo la “forzata” unificazione ed in quest’opera si adoperò Ippolito Nievo. I fondi del Regno delle due Sicilie erano attive e dopo l’avvenuta unità, numerosi furono i provvedimenti adottati diretti a censirli e stimarli. I proprietari fondiari latifondisti mantennero i loro privilegi ma nondimeno si assistette ad una progressiva ed irreversibile decadenza del Meridione che non è causato, secondo l’Autore, dal processo di annessione in se stesso ma dal metodo forzoso in cui questa venne raggiunta con una ricchezza non condivisa. L’opera di tassazione si estese dalle terre anche ad altre fonti di ricchezza come le Solfatare mentre di contro restava invariata e minima la viabilità delle strade e peggiore ancora di più quella ferroviaria in quanto l’opera di modernizzazione della rete ferroviaria che fu affidata ai Rothschild, magnati nel settore, si fermò a Reggio Calabria. Nel processo di unificazione si estesero alla Sicilia solamente le leggi e non si tennero in alcun conto le particolarità dell’Isola.
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