Seconda stella a destra
- Autore: Janis Joyce
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Ad est dell’equatore
- Anno di pubblicazione: 2015
Per libera associazione (ma mica poi tanto libera) il titolo del romanzo Seconda stella a destra di Janis Joyce mi ha evocato l’attacco de “L’isola che non c’è” di Bennato. Ricordate? “Seconda stella a destra/ questo è il cammino/ e poi dritto/ fino al mattino”. Quella canzone discendeva dal “Peter Pan” di Barrie, così come questo romanzo (“seconda stella a destra”, edito da ad est dell’equatore, 2015) discende dal filone tondelliano e post tondelliano anni Ottanta, il decennio soap in cui amore, denaro & fortuna erano a portata di mano e sembrava che i sogni si potessero afferrare senza chiedere il permesso. Milano era da bere (come il resto dell’Italia, del resto), Craxi al governo e un tal Silvio Berlusconi si accaparrava televisioni come casette del Monopoli. Il romanzo muove proprio dal milieu di questi anni d’oro (finto). E’ il 1984 quando Nico molla gli studi universitari a Venezia votandosi all’avventura picaresca (si vive solo una volta, no?). Di dritta o di storta si procura un lavoro a Melbourne, in Australia, e tanti saluti a tutti. Sarà proprio da questo Altrove - un Antipodo buono a perdersi e ritrovarsi di continuo, tanto è distante dalle nostre coordinate ontologiche - che la protagonista (e l’autrice con lei) fisserà il focus verso l’Italietta che fa le prove generali per essere Italiona, ripercorrendone l’Età del Pongo, seconda solo al ventennio fascista quanto a muscoli & chimere al prezzo di uno, tra un Bruce Springsteen che canta “Dancing in the dark” e il bau bau dei pescicani che “a volte sbranano le reti di protezione, le oltrepassano e te li ritrovi a riva”, la vita che continua come può, amori ridicoli (a parte uno, avvolto dal mistero), esplorazioni umane, nichilismo punk e il resto dell’armamentario che, insomma, fa tanto romanzo di formazione preso atto della morte delle ideologie. Un espediente utile per l’ennesima riflessione sul come eravamo e anche sul perché siamo diventati ciò che siamo diventati. Teoria e prassi dell’inizio della fine mediante una parentesi (portante?) della storia della protagonista, dalla seconda stella a destra al sogno irrealizzato di un’isola non trovata, che non c’è mai stata e che continua a non esserci. Però il romanzo è meno cupo, Laura Bettanin, in arte Janis Joyce, scrive benone e si fa leggere con piacere.
Seconda stella a destra
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